Nel 1712 in Svezia il mese di febbraio durò 30 giorni e non 28 o 29,ma perchè?
Come tutti sappiamo l’ esistenza di un anno nacque dalla necessità di compensare quelle ore che ogni anno “perdiamo” durante il moto di rivoluzione.
Dal punto di vista calendaristico si tratta di un errore di approssimazione del calcolo della lunghezza dell’anno solare, che era stata stabilita nel 46 a. C. da Giulio Cesare.
Nel 1582 per ovviare a questo errore entrò in vigore il calendario gregoriano in sostituzione di quello giuliano: in quell’anno, in Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Polonia a giovedì 4 ottobre (giuliano) fece seguito venerdì 15 ottobre (gregoriano).
A questi paesi si unirono successivamente gli altri paesi cattolici, che seguirono la linea del salto temporale per recuperare i giorni che mancavano al calendario gregoriano.
Alcuni paesi protestanti invece provarono a resistere ai dettami del Papa e conservare il calendario giuliano.
Tra questi la Svezia.
30 giorni a Febbraio, ma perchè?
L’Impero svedese passò dal calendario giuliano al calendario gregoriano solo nel 1699.
Per recuperare i 10 giorni di anticipo del calendario gregoriano su quello giuliano, fu deciso inizialmente di eliminare gli anni bisestili dal 1700 al 1740 recuperando così un giorno ogni 4 anni. In questo modo nel giro di 40 anni, precisamente il 1 marzo 1740, il calendario svedese si sarebbe ‘riallineato’ con quello gregoriano.
Tuttavia, fatto salvo il 1700, negli anni successivi non fu possibile applicare questa teoria a causa della guerra con la Russia.
Per provare a risistemare i calcoli il 1704 e il 1708, furono riconsiderati bisestili, ritornando di fatto al vecchio calendario giuliano.
A questo punto c’era la necessità di recuperare quel 29 febbraio saltato nel 1700. Come fare? Si stabilì che nel 1712 ci sarebbero stati 30 giorni a Febbraio invece di 29.
Tutti questi tentativi però non riuscirono ad evitare l’ inevitabile.
Nel 1753 si decise infatti di saltare i giorni dal 18 al 28 febbraio, così com’era già successo negli altri stati.