L’11 novembre 1918, nel bosco di Compiègne in Francia, viene firmato l’armistizio che poneva fine alla Prima guerra mondiale e con essa a quattro anni di battaglia e alle atroci morti (circa 10 milioni). L’armistizio venne firmato nel vagone di un treno e impose delle condizioni molto difficili per la Germania, condizioni che in parte furono la premessa dell’inizio della Seconda guerra mondiale.
Il novembre del 1918 fu insostenibile per l’impero tedesco dal punto di vista bellico: nel giro di sei settimane i suoi alleati erano capitolati davanti alla Triplice intesa. Gli Stati Uniti richiesero che il governo tedesco accettasse una serie di misure parecchio dure, tra cui una delle principali era l’abdicazione del Kaiser Guglielmo II. Tuttavia il 3 novembre l’impero austro-ungarico si arrese e a quel punto fu chiaro che nel corso di pochi giorni la Germania l’avrebbe seguito. La situazione si era aggravata ulteriormente quando parte della marina e dell’esercito si era ammutinata, perché vedeva il continuare come un inutile sacrificio di vite. A quel punto temendo che il popolo insorgesse, come in Russia, i politici e i vertici militari tedeschi decisero di accettare le durissime condizioni di pace. Così il 9 novembre, il Kaiser rinunciò ai propri titoli e partì per i Paesi Bassi: gli ultimi militari suoi alleati interpretarono questa fuga come un tradimento.
Il maresciallo francese Ferdinad Foch consegnò alla delegazione tedesca un documento con tutte le richieste alleate, concedendo settantadue ore per accettarle. La lista delle richieste imponeva alla Germania una forte smilitarizzazione, la perdita di territori, risarcimenti di guerra e concessioni strategiche agli alleati; la delegazione protestò, ma non c’era modo di negoziare. L’armistizio venne firmato alle cinque del mattino dell’11 novembre sotto la supervisione del maresciallo Foch e annunciato nelle ore successive, entrando in vigore soltanto alle undici del mattino, ora di Parigi.