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30 ottobre 1975: Strage di via Caravaggio

Sono trascorsi quarantotto anni da quel tragico 30 ottobre del 1975 ma si susseguono ancora tanti dubbi ed incertezze e di fatto nulla è stato chiarito.

Si tratta della Strage di via Caravaggio, un triplice omicidio consumatosi in una palazzina del quartiere Fuorigrotta a Napoli nella notte tra il 30 ed il 31 ottobre del 1975.

Domenico Santangelo, Gemma Cenname e Angela Santangelo furono uccisi da uno spietato killer che non risparmiò nemmeno il docile cane della famiglia, uno yorkshire terrier.

Una vicenda terribile, che ancora non ha un colpevole e sulla quale si sono avvicendati una serie di errori giudiziari, che hanno portato ad imputare una persona senza colpe; un uomo condannato e poi scagionato, diventato avvocato dietro le sbarre. 

Quel 30 ottobre, quando le forze dell’ordine  entrarono all’interno dell’abitazione, trovarono quattro cadaveri, due donne, un uomo e un cane, in avanzato stato di decomposizione.

La famiglia Santangelo non dava notizie da oltre una settimana, e raggiungere la dimora fu piuttosto difficile.

Le operazioni di recupero furono piuttosto difficili. I vigili del fuoco, infatti, dovettero calarsi dal tetto ed entrare dal balcone.

Il pavimento era ricoperto da pozzanghere di sangue e si alternavano varie strisce che denotavano lo spostamento dei corpi da una parte all’altra dell’abitazione. Per accedere a quelle stanze gli agenti furono costretti ad utilizzare delle maschere antigas, poiché l’aria era irrespirabile.

Le vittime furono: Domenico Santangelo, 54 anni, ex capitano di lungo corso, la sua seconda moglie Gemma Cenname, 50 anni, ostetrica, la figlia nata dal primo matrimonio di Santangelo, Angela, 19 anni, impiegata, ed il cane di nome Dick.

Qualcuno disse di aver sentito dei grossi tonfi nella notte tra il 30 ed il 31 ottobre, in quella celebre strada del quartiere Fuorigrotta.

La tranquillità della zona fu sconvolta da quel terribile omicidio, dai lampeggianti delle pattuglie dei carabinieri, dalle sirene dei vigili del fuoco, che ritrovarono i cadaveri. Un’intera famiglia sterminata da qualcuno che alle ore 20, probabilmente del 30 ottobre, aveva suonato al campanello dell’abitazione, uccidendo i componenti della famiglia e anche il cane. Una famiglia apparentemente perfetta, al passo coi tempi, felice, almeno fino a quella sera di ottobre, quando uno spietato killer mette fine all’idillio.

Un assassino che non risparmiò nessun componente della famiglia, compiendo un triplice omicidio consumato tra le ore 22 e le 5 nella notte tra il 30 e il 31 ottobre. Nessuno sembra aver sentito niente, a parte qualche rumore. Nel mirino degli inquirenti finisce Domenico Zarrelli, il nipote 30enne di Gemma Cenname, sospettato per via di alcuni screzi che avrebbe avuto in passato con la zia.

Da quel momento ha inizio una lunghissima odissea giudiziaria. Il 18 marzo del 1985 il principale indiziato viene assolto “per non aver commesso il fatto” e nel 2007 ottiene un risarcimento per “danni morali e materiali” di circa un milione e 400mila euro.

Una lettera anonima del 2011 spinge la Procura di Napoli a riaprire il fascicolo sulla strage di via Caravaggio, un vero e proprio giallo senza soluzione. Secondo quanto si è appreso nel corso degli anni, sembrerebbe che su alcuni reperti ritrovati sulla scena del crimine, siano presenti tracce di DNA, che rimandano a Domenico Zerrelli, che però, secondo il principio del ne bis in idem, non può essere processato una seconda volta con la stessa ipotesi di reato.

Una strage dunque che sembra essere destinata a restare impunita, dato che anche sul movente non vi sono elementi concordanti ai quali fare riferimento. Una cosa è certa, così come hanno asserito vari criminologi, l’assassino conosceva la famiglia, e ciò è confermato dall’orario in cui la persona si presenta a casa delle vittime. 

Una persona lucida e determinata, d’età compresa tra i 30 e i 45 anni, che potrebbe aver ucciso senza aver pianificato.

L‘istantanea di quella famiglia borghese, sorpresa in un momento di intimità domestica dal “mostro”, ha riempito le pagine dei giornali per molti anni e ancora oggi ci si chiede chi sia stato a compiere un triplice delitto così efferato.