Il 15 agosto del 1936 si spense una delle personalità più note e allo stesso tempo controverse, della letteratura italiana: Grazia Deledda.
Riuscì ad affermarsi in un periodo storico difficile, dove gran parte delle donne erano analfabete. La cultura era per pochi e la gran parte dei letterati e degli intellettuali erano uomini; Grazia Deledda riuscì a farsi spazio con un atteggiamento coraggioso e soprattutto con tanto impegno. La scrittrice infatti, era nata a Nuoro, ed in Sardegna, così come in altre parti d’Italia si parlava esclusivamente dialetto.
Lo zio le insegnò a scrivere e proprio grazie a ciò fu iscritta alla seconda elementare femminile dove però si parlava in dialetto; con incredibile fermezza, Grazia Deledda, decise di imparare l’italiano studiandolo da autodidatta, come se fosse una lingua nuova.
All’autrice nuorese sono dedicati tanti monumenti, piazze, strade e persino la compagnia aerea low cost Norwegian Airlines le dedica uno degli aeromobili della sua flotta, il suo volto dal 2019 compare su entrambi i lati della coda di un Boeing 737 M.
Il processo di maturazione artistica di Grazia Deledda, scomparsa il 15 settembre del 1936, avvenne gradualmente e si può dire che raggiunse il culmine il il 10 dicembre del 1927 a Stoccolma, quando l’Accademia di Svezia conferì alla scrittrice sarda (prima donna in Italia, seconda al mondo) il premio Nobel per la letteratura.
Grazia Deledda: “Scrivere è un mestiere”
A soli quindici anni pubblica la sua prima novella su un giornale locale, inizia poi la collaborazione con riviste e quotidiani. Nelle sue prime novelle racconta le vicende di uomini e donne sarde che vivono le tradizioni della sua terra, descrivendo minuziosamente anche le emozioni che emergono dai volti o semplicemente dagli atteggiamenti dei personaggi di cui narra.
È questa caratterizzazione realistica che rende le opere della scrittrice sarda, veri e propri “gioielli letterari”, quella semplicità che sviscera la quotidianità, che la analizza nei suoi aspetti più difficili, nelle contraddizioni che riguardano tutti, nelle questioni di cui si dibatteva, nei ruoli sociali.
La vasta produzione poetica è ancora oggi tra le più conosciute ed analizzate da filologi e letterati, accomunati dalla convinzione che Grazia Deledda, riuscì attraverso le proprie opere a far conoscere la realtà sarda a tutti, avvolta sempre in una suggestiva ombra di mistero.
Un “mistero” che ancora oggi aleggia tra chi si chiede come mai Grazia Deledda non sia annoverata e dunque studiata tra i banchi di scuola, pensando ad una questione di “genere”, essendo lei donna e ad aspetti relativi alla cosiddetta e discussa “questione meridionale”. Dopo la Grande Guerra, anche la propaganda fascista ribadisce che il ruolo della donna è quello di angelo del focolare.
Nonostante ciò, al di là della chiusura e della forte disapprovazione che il suo paese le mostra, Grazia Deledda decise di partire per “rifugiarsi” nella Capitale. Da lì ha inizio una nuova vita… personale e letteraria. Una storia di riscatto con cui è possibile ancora oggi ribadire che: con la scrittura si può vivere, quello dello scrittore è un mestiere vero e proprio e Grazia Deledda è l’immagine di questo aspetto.