Sono poche le voci cristalline come quelle della grande Ella Fitzgerald, una voce che rimarrà per sempre nella storia ad alleggerire le anime di chi l’ascolta. Questo il grande calore delle note cantate da Ella Fitzgerald che vantava ben tre ottave e che le permetteva di andare da elettrizzanti acuti a suadenti tonalità basse. È stata proprio la sua duttilità vocale a renderla una fuoriclasse dello “scat”, una tecnica che solo pochi cantanti riuscivano a padroneggiare: consisteva nell’imitare il virtuosismo degli strumenti con la voce, senza utilizzare parole, ma solo suoni. Un’improvvisazione scat durava all’incirca qualche minuto e spesso venivano alternate note acute a note più basse, in melodie ricche di dissonanze. Ella era in grado di fare scat anche a ritmi molto veloci, senza mai perdere la tonalità principale. La sua voce diventava il suo strumento ed è proprio per questo che lei amava definirsi più strumentista che cantante.
La storia della regina del jazz
Ella nasce a Newport News, in Virginia, il 25 aprile 1917. Ha soli 2 anni e mezzo, quando i genitori si separano e da allora in poi vivrà con la madre e il nuovo compagno nello stato di New York. A 14 anni perde la madre a causa di un incidente e dopo aver vissuto con il patrigno per un anno, si trasferisce ad Harlem a casa di una sua zia. Sin da piccola si avvicina alla musica grazie alla Chiesa metodista e si appassiona subito al jazz: i miti della sua infanzia erano Louis Armstrong, Bing Crosby e The Boswell Sister.
A 17 anni, nel 1934, debutta all’Apollo Theater di Harlem, durante una serata dedicata agli artisti dilettanti. Ella si presenta come ballerina, ma poco prima di salire sul palco ha una vera e propria crisi di nervi che le impedisce di muoversi. Sollecitata dal presentatore, decide allora di cantare e vince il primo premio.
Viene poi notata dal famoso batterista Chick Webb che la vuole all’interno della sua band come cantante. Dal 1934 al 1939 canterà con lui, interpretando diverse canzoni di successo come A-Tasket, Undecided e Mister Paganini. Alla morte di Webb, l’orchestra cambierà poi nome in Ella Fitzgerald and Her Famous Orchestra.
Dopo un paio d’anni dalla morte del batterista, lascia la band e inizia la sua carriera da solista sperimentando i più diversi generi musicali, tra cui lo swing, il bebop, il blues, la samba, il gospel e il calypso. Durante questo periodo si esibisce con i più importanti gruppi e interpreti solisti.
Negli anni 50, Ella Fitzgerald, accompagnata dall’orchestra di Duke Ellington, parte per una tournée e attraversa l’Europa e il Nord America. Inizia anche un sodalizio artistico con Louis Armstrong che porta alla nascita di tre dischi: il famoso Porgy and Bess (in questo disco i due artisti si esibiscono interpretando l’omonima opera di George Gershwin) e due dischi di standard jazz, Ella and Louis e Ella and Louis Again.
Celebre è anche il suo concerto a Berlino del 1960 da cui poi è stato tratto l’album Ella in Berlin. Durante il concerto si esibisce nella canzone Mack the Knife e grazie alle improvvisazioni cariche di brio, si aggiudica un Grammy Award.
Continua ad incidere dischi fino agli anni ’70 e compare in numerosi programmi, ospite di importanti colleghi quali Frank Sinatra, Dean Martin, Nat King Cole e Dinah Shore.
Negli ultimi anni, il diabete di cui soffre da piccola peggiora drasticamente e oltre a perdere la vista, subisce l’amputazione di entrambe le gambe. Nonostante ciò, continua ad esibirsi finché il 15 giugno 1996 muore all’età di 78 anni a Beverly Hills.
Ella Fitzgerald è stata attiva per 59 anni, ha inciso circa 70 album, ha venduto circa 40 milione di copie e ha vinto 14 Grammy Awards.
Una voce non sempre ascoltata: l’intervista “censurata”
“E provi imbarazzo, per davvero, rispondi che è pazzesco. Ma cosa puoi dire? Cosa puoi dire? Non c’è niente da dire, è davvero pietoso” queste le parole che Ella usa parlando degli scontri per i diritti civili che imperversano negli Usa. Nel 1963 Ella Fitzgerald rilasciò un’intervista al conduttore radiofonico newyorkese Fred Robbins durante la quale manifestò il suo pensiero sulle discriminazioni e le violenze subite dagli afroamericani, partendo dalla sua esperienza di artista. L’intervista, tuttavia, non andò mai in onda per ragioni sconosciute; è infatti rimasta negli archivi fino al giugno del 2020, quando è stato pubblicato il documentario Ella Fitzgerald: Just One of those Things. Durante l’intervista mai pubblicata, racconta anche le sue difficoltà da artista e di come in alcuni stati del sud dell’America lei non possa andare a causa dei pregiudizi legati al suo essere afroamericana: “ti fa stare così male pensare che non possiamo spostarci verso una certa parte del Sud degli Stati Uniti per tenere un concerto, così come facciamo all’estero, dove tutti vengono ad ascoltare la musica e a godersi la musica, a causa dei pregiudizi che ci sono qui”.