Specchiarci è un’attività che compiamo quotidianamente, se ci riflettiamo potremo notare che il nostro volto è quello che osserviamo meno. Questo per un motivo molto semplice: non possiamo vederlo in movimento, almeno non in tempo reale. Probabilmente è per questo motivo che molte persone perdono molto tempo a guardare la propria immagine riflessa, per scorgere qualche segno dell’invecchiamento o per conoscere meglio la propria espressività.
Specchiarsi: come mai è tanto importante?
Il confronto con la propria immagine è molto importante dal punto di vista psicologico, poiché può essere motivo di gratificazione oppure fonte di pensieri e riflessioni. Il confronto con la propria immagine è una tappa molto rilevante nella costruzione dell’identità che comincia in età infantile, ma che si conferma e ridefinisce giorno dopo giorno.
Nello specchio cerchiamo principalmente la conferma della nostra immagine, del nostro aspetto fisico. Una ricerca apparsa sulla rivista Evolution e Human Behaviour afferma che ad ogni età passiamo un sesto della nostra vita ad occuparci della nostra immagine riflessa. Dalle ricerche emerge che l’immagine ha una certa importanza, infatti gli studenti con un viso più regolare sono considerati più diligenti e meritevoli dai docenti e le persone avvenenti hanno maggiori possibilità di fare carriera.
Stanghellini: la percezione corporea
Quindi essere attraenti genera una serie di risposte positive in chi ci osserva, ma sentirci a nostro agio con la nostra immagine riflessa dipende da come nella nostra mente rappresentiamo noi stessi e il nostro corpo. Questo aspetto è stato rimarcato dal professor Giovanni Stanghellini, docente di psicologia dinamica dell’Università Gabriele D’Annunzio di Chieti e Pescara, che ha affermato: “Non abbiamo un solo corpo ma due, il primo è quello che sentiamo, la nostra “carne”, ne percepiamo lo stato (di benessere o meno), la posizione nello spazio; il secondo è quello che vediamo quando ci riflettiamo in uno specchio, o nell’acqua o in una superficie di metallo. Nel primo caso di solito diciamo “questo corpo” nel secondo diciamo “quel corpo” ed è una differenza fondamentale. Vedersi da fuori, come un oggetto tra altri oggetti, porta a cogliere caratteristiche e difetti di cui “da dentro” non potremmo accorgerci”.
Identità personale: qual è il legame con l’atto di specchiarsi?
Per gli psicologi la percezione cenestesica del corpo, ovvero il fenomeno per il quale ci sentiamo “corporei”, deve combaciare con quella ottica, cioè con ciò che vediamo nello specchio perchè da queste due percezioni deriva la percezione vera e propria del corpo, dalla quale dipende in parte la costruzione dell’identità personale.
Il riflesso del nostro aspetto fisico ha un’influenza enorme sul cervello. Le ricerche di Vittorio Gallese, tra gli scienziati che hanno scoperto i neuroni specchio, dimostrano che se guardiamo la nostra mano in una foto si attivano i neuroni cerebrali indispensabili per muoverla più di quanto avverrebbe se guardassimo la mano di un’altra persona.
In definitiva specchiarsi è molto importante per svariate ragioni, che riguardano la rappresentazione che abbiamo di noi stessi.