venerdì 22 Novembre, 2024
16.3 C
Napoli

Articoli Recenti

spot_img

Il primo giugno moriva il “Poeta del dolore”

Il primo giugno del 1973 moriva a Milano Giuseppe Ungaretti, il poeta che al meglio ha rappresentato quel costante percorso di ricerca di una parola che fosse nuova e pura, maestro indiscusso dell’Ermetismo.

Quando l’Italia entrò in guerra,  il poeta si arruolò volontariamente nel 19° Reggimento di fanteria della brigata “Brescia”. Passò due anni di scontri sul Carso ritrovandosi a vivere le trincee.

Ogni poesia infatti, aveva l’intento di salvare la propria individualità intesa come possibilità di guardare al di là del male, oltre la sconfitta, ma dove la vita non è altro che vita, piena, da vivere.

I componimenti che scrisse furono intesi come una cera e propria “illuminazione”, infatti, secondo il celebre intellettuale italiano, morto il primo giugno del 1973, il poeta è un essere privilegiato capace di scorgere i segreti delle parole. A tal proposito, quando gli si chiedeva cosa si intendesse per poesia, Ungaretti rispondeva sempre allo stesso modo, ossia: “è poesia quando porta in sé un segreto”.

La produzione poetica di Giuseppe Ungaretti fu inizialmente influenzata dal simbolismo francese, dando vita a versi di notevole suggestione lirica, riscoprendo il valore più autentico della parola.

infatti, proprio a tal proposito, i critici parlano di “poeta della riscoperta della parola”, all’interno della quale è fondamentale l’uso dell’analogia. Accostando due immagini diverse, ma tra loro collegate, nasce l’illuminazione poetica che dà nuovo valore a quanto si scrive. Da tutto ciò nasce una poesia assolutamente essenziale, concentrata sulla singola parola, che rappresenta un piccolo frammento capace di evocare profonde sensazioni.

La celebre poesia Mattina testimonia più di ogni altra la ricerca dell’essenzialità dell’espressione da parte di Ungaretti.

L’esperienza di Ungaretti “soldato della speranza” e “uomo di pena”, lacerato storicamente e simbolicamente, è un aspetto molto importante della poetica ungarettiana, che denota una dimensione all’interno della quale la vita è intesa come “esperienza” da vivere, scontandola, ossia scrivendo, attraverso la ricerca delle parole giuste.

Con la raccolta politica intitolata L’Allegria, il cui titolo originale è Allegria di naufragi, giunse a maturazione il suo innovativo stile poetico, basato su una rielaborazione formale del simbolismo francese e nella quale si riconoscono gli elementi della dolorosa esperienza della guerra.

La raccolta diventa simbolo di una intesa ricerca sia interiore che esteriore, di colui che è alla ricerca di un luogo sicuro. Ma è anche pontile per una fuga in acque lontane e ancor più tranquille. Le liriche scritte in quel periodo sono di natura autobiografica, nascono dall’immediatezza dell’ispirazione e rappresentano il risultato di un lungo lavoro di riflessione.

Ricordiamo che i temi principali che contraddistinguono le opere di Giuseppe Ungaretti, morto il primo giugno del 1970, sono: 

  • Le sofferenze vissute in guerra;
  • La solitudine;
  • La caducità della vita: il dolore;
  • L’angoscia della morte che incombe;
  • Il desiderio di pace.

Sicuramente l’evento più drammatico della vita di Ungaretti, fu la morte del figlio, della quale l’autore e poeta scrive all’interno della raccolta intitolata, Il Dolore, del 1947; essa testimonia il momento più toccante e doloroso della vita del poeta. La celebre raccolta testimonia quell’atteggiamento cupo e addolorato del poeta, a seguito dei vari lutti familiari che sconvolsero la sua esistenza. A tal proposito, Ungaretti scrisse: “Le mie poesie sono ciò che saranno tutte le mie poesie che verranno dopo, cioè poesie che hanno un fondamento in uno stato psicologico strettamente dipendente dalla mia biografia; non conosco sognare poetico che non sia fondato sulla mia esperienza diretta”

Un susseguirsi di emozioni e sensazioni scritte di getto, “sfoghi” personali che l’autore, morto il primo giugno del 1970, decide di dedicare a chiunque decida di accostarsi alla sua poesia.