Ricorre oggi un evento storico molto importante, il 16 maggio 1920, con la Bolla “Divina disponente”, Papa Benedetto XV nomina santa Giovanna D’Arco.
Dopo un discorso iniziale nel quale il pontefice rievoca le gesta della vergine d’Orleans, nel documento sottolinea l’ingiusta condanna ricevuta dalla giovane.
Il processo a Giovanna D’Arco, un’ingiustizia condannata dalla Chiesa
In particolar modo, a rendere totalmente ingiusto il processo fu il fatto che Giovanna nelle sue risposte dichiarava di sottomettersi totalmente al giudizio della Chiesa Cattolica Romana.
Nonostante ciò i giudici affermarono che fosse tenuta a sottomettersi a loro in quanto rappresentanti della Chiesa. Siccome i giudici presenti al processo erano suoi nemici, la giovane rifiuta di sottomettersi a loro, tale risposta viene volutamente distorta dagli stessi giurati che la interpretano come una vera e propria ribellione da parte di Giovanna verso la Chiesa.
Giovanna comprese che la morte sarebbe arrivata a causa della sua missione. In uno degli ultimi attimi prima dell’esecuzione, chiese al suo confessore di mostrarle la croce che abbraccio tra le lacrime. Continuò a invocare il nome di Dio mentre le fiamme divampavano inesorabilmente.
Una perdita devastante, tanto che Papa Benedetto XV, al termine del suo discorso, dichiarò: “La santa morte della Pulzella suscitò l’ammirazione di tutti a tal punto che anche i suoi nemici ne rimasero molto spaventati. Lo stesso carnefice dichiarò che Giovanna era stata condannata a morte iniquamente e che temeva molto per sé, perché aveva bruciato una donna santa”.
La cerimonia di canonizzazione ebbe luogo a Piazza San Pietro, alla presenza di 40 cardinali e di 300 vescovi e di una delegazione del Governo della Repubblica Francese. La Francia, alla fine dell’anno, riprende i rapporti col Vaticano, interrotti nel 1895.
Giovanna D’Arco, una fede che non tentennò neanche davanti alla morte e che cento anni fa, dopo molteplici ingiustizie e sofferenze, l’ha condotta alla santità.