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11 maggio 1904 nasce Salvador Dalì

L’11 maggio del 1904 a Figueres in Catalogna nasceva Salvador Dalí stravagante e indiscusso genio surrealista.  Considerato il primo artista in senso moderno, una personalità sicuramente istrionica ed eccentrica parte della sua produzione artistica.

Quando lo si sente nominare, ancor prima dei suoi quadri, viene subito in mente il suo volto colorato da espressioni divertenti e buffe ma anche quei meravigliosi baffi all’insù. 

11 maggio 1904: nascita di un artista 

Le circostanze della sua nascita, avvenuta nel 1904, sono legate al desiderio dei genitori di compensare la morte di un altro figlio, morto a soli due anni a causa della meningite, nove mesi prima della nascita di Salvador Dalì.

Una situazione angosciante, che fu Dalì stesso a raccontare nella propria autobiografia. “Sono cresciuto in una casa tappezzata dai ricordi di mio fratello. Una presenza costante. Sembrava quasi che ci somigliassimo e i miei genitori mi convinsero che io fossi la sua reincarnazione”. Scrisse l’artista. 

Un auto-promotore di se stesso, pieno di sè, come affermó Freud, contraddistinto però da  una bravura oggettiva e che ancora oggi fa parlare di sè. La sua “mano artistica” ha segnato la storia ed il panorama culturale, arrivando anche in Italia.

Di fondamentale importanza il primo incontro con Pablo Picasso, avvenuto a Parigi nel 1926. Da quel momento la vita di Dalì prese una direzione diametralmente opposta a quanto vissuto precedentemente.

In poco tempo diventó una icona del movimento surrealista, accolto ma poi mandato via dal padre del movimento stesso, Breton, a causa del suo carattere difficile e di divergenze di tipo politico.

L’artista continuerà a dipingere; tra le opere si più emblematiche di possono menzionare: La giraffa in fiamme (sulla scia Frudiana) e Cigni che riflettono elefanti.

Nonostante quelle che potrebbero essere considerate  delle difficoltà iniziali, Salvador Dalì consapevole della propria bravura, si reca negli Stati Uniti dove comincia ad esporre nelle maggiori gallerie, inseguito dai principali collezionisti del tempo.

Nel 1941 dipinge Il volto della guerra, un volto senza corpo, sospeso. Era appena finita la Guerra Civile di Spagna ed era cominciata la Seconda Guerra Mondiale. Si tratta del volto di chi vive in prima persona la morte; il soggetto è un teschio che sembra gridare le morti che qualcuno ha causato.

Al posto degli occhi e della bocca piccoli teschi, in una visione quasi tripofobica dell’opera stessa, della quale sembra sentire il grido di paura, terrore e disperazione.

Usa il metodo paranoico – critico ossia la trasformazione delle paure e delle angosce che l’uomo vive quotidianamente, trasformate in soggetti per le sue opere d’arte, definite: fotografie a colori dell’irrazionale.

Nato l’11 maggio del 1904, Dalì, amato e “odiato” da esponenti di spicco del panorama non solo artistico ma anche letterario, fu uno Sculture, disegnatore, e anche scrittore di notevole successo.

Caratteristica principale delle sue opere, il colore che non veicola sentimenti specifici ma l’artista lo utilizza come una sorta di strumento di purificazione. Nelle suo opere c’è sicuramente vivacità ma è come se in ogni tela ci fosse il suo stesso psicologo. Ciò fa in modo che l’occhio dello spettatore percepisca quell’opera come appartenente a quell’artista, senza dubbio alcuno. Un’altra caratteristica che contraddistingue le opere di Salvador Dalì è l’ambiente, un’area aliena in cui però affiora il sentimento.

La persistenza della memoria è una delle opere più importanti di Dalì.  Si tratta di una tela dove la “liquidità degli oggetti” tipica dell’artista, diventa un concetto a tutti gli effetti. Qual è in questo caso l’oggetto chiave? Il tempo. Si possono osservare tre orologi che si stanno letteralmente sciogliendo, prendendo la forma dei supporti ai quali sono appoggiati. È come se diventassero un’unica entità.

Ognuno di essi segna un orario differente come se ci fosse una correlazione tra lo sciogliersi e l’ora indicata. In realtà osservando bene l’opera, si noterà un quarto orologio, appoggiato sul tavolo, ricoperto di formiche nere. L’unico oggetto che non è stato intaccato dalla relatività che invece coinvolge gli altri e infatti è integro.

Si tratta metaforicamente dell’orologio del tempo oggettivo, quello creato dagli uomini affinché si possa all’occorrenza sapere che ora sia.

Dalì, insieme alla moglie Gala, una donna russa di ben undici anni più grande di lui, sua musa ispiratrice e promotrice delle opere dell’amato, fu una delle personalità più influenti nel mondo dell’arte dello scorso secolo.