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Primo Levi: morto suicida l’11 aprile 1987

Primo Levi nasce a Torino il 31 luglio 1919, è stato uno scrittore, chimico e partigiano italiano, superstite dell’Olocausto e autore di saggi, romanzi, racconti, memorie e poesie. Come partigiano antifascista, il 13 dicembre 1943 fu arrestato dai fascisti in Valle d’Aosta, inviato in un campo di raccolta a Fossoli e, nel febbraio 1944, deportato nel campo di concentramento di Auschwitz in quanto ebreo.

Lo scrittore italiano venne trovato morto l’11 aprile 1987 nell’atrio del palazzo di corso Re Umberto 75 a Torino, dove viveva. Il corpo fu rinvenuto alla base della tromba delle scale dello stabile, a seguito di una caduta. Ancora oggi sulla sua morte permane un alone di mistero, infatti ci si chiede ancora se lo scivolamento dalle scale sia stato accidentale, oppure volontario. Le cronache del tempo non avevano dubbi, infatti secondo le cronache del tempo: “Levi era stanco e demoralizzato. Si è buttato dalle scale.”

Dunque era chiaro, secondo i giornali Primo Levi, l’intellettuale simbolo della cultura italiana di metà novecento, era morto all’età di sessantotto anni apparentemente di sua volontà. Lo scrittore, da quando sopravvisse all’orrore dell’Olocausto, aveva reso per anni testimonianza, scrivendo libri, mettendo nero su bianco sempre la disumanità del Male, la sua opera più famosa, di genere memorialistico, è Se questo è un uomo, il quale racconta le sue esperienze nel campo di concentramento nazista ed è considerato un classico della letteratura mondiale. Negli ultimi anni precedenti la sua morte, la vita gli era diventata insopportabile. Infatti, sembra che da settimane, forse mesi, Levi fosse irrequieto, non rilasciava più interviste.

I funerali dello scrittore italiano si svolsero a Torino nel 1987 e il feretro fu portato da ex partigiani. Sulla sua lapide, nel cimitero monumentale è possibile leggere un numero: 174517, lo stesso numero identificativo che Primo Levi aveva tatuato sul braccio durante la prigionia ad Auschwitz.

Il giorno dopo il suo funerale, lo scrittore Ferdinando Camon ricevette inaspettatamente una lettera dello scrittore. Il testo dell’ultima lettera di Primo Levi è un inno alla vita. Infatti, Ferdinando Camon disse che l’amico illustrava un vortice di programmi, speranze, attese: una lista articolata e piena, compilata di suo pugno, scritta da un uomo che immaginava di avere ancora di fronte a sé il tempo da vivere.