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Uranio impoverito, informazione e misteri d’Italia

“Uranio impoverito, informazione e misteri d’Italia” questo il titolo dell’evento organizzato dall’Istituto di Istruzione Superiore Telesi@ di Telese Terme, Liceo Scientifico delle Scienze Applicate, coordinato dalla Professoressa Anna Cinzia Lettieri, questa mattina 30 Marzo presso il Cinema Teatro Modernissimo di Telese Terme.

Presenti Paolo Di Giannantonio, giornalista, inviato, conduttore della Rai, Sigfrido Ranucci giornalista, autore e conduttore di “Report”, Domenico Leggiero, Presidente dell’Osservatorio militare e Maurizio Castagna, scrittore e saggista storico. In collegamento da remoto Davide Di Maio, avvocato dell’Osservatorio Militare.

Diverse le tematiche affrontate durante la giornata, dal problema dell’uranio impoverito e dell’inquinamento bellico, alla libertà dell’informazione e al giornalismo d’inchiesta, considerato uno dei pilastri della società civile, delle nostre democrazie e unico mezzo per monitorare i poteri, denunciare gli abusi e indurre alla riflessione le persone.

Durante l’evento si è sottolineata più volte la pericolosità dell’uranio impoverito, definito un “incubo che ritorna”. Infatti, il Regno Unito attualmente fornisce armi all’uranio impoverito all’Ucraina. Ma la storia di quest’arma chimica è lunga e purtroppo porta con se morte. Militari che in passato hanno avuto a che fare con i proiettili Nato all’uranio impoverito si sono ammalati di cancro. Il problema per anni è stato sottovalutato.

Paolo Di Giannantonio racconta di quando era un inviato Rai durante la Seconda Guerra del Golfo. Afferma: “Non sapevo che c’era ma gli effetti si vedevano ovunque”. Infatti l’uranio impoverito non lascia tracce, “è un nemico micidiale ma non si vede”.

Ranucci, primo giornalista ad occuparsi dell’argomento “uranio impoverito, guerre e bugie” racconta della bonifica dei territori e dell’operazione Vulcano. Racconta dei nostri militari italiani lavorare a mani nude e senza alcuna protezione, come i francesi. Ma allo stesso tempo parla di forze militari americane con tute e caschi. “Perchè tale differenza?” – dice Ranucci- “per i costi, per far vedere che eravamo impegnati in qualcosa”. Intanto, in quel momento lo Stato continuava a smentire gli effetti pericolosi dell’uranio impoverito. Peccato poi per i tanti militari ammalati e le successive nascite dei figli che presentano delle malformazioni.

Maurizio Castagna parla nel suo libro, “Uranio impoverito. La verità mancata” proprio di questo argomento. In questo, non vuole accusare nessuno, non prende posizioni, ma racconta i fatti nel modo più asettico possibile lasciando al lettore la possibilità di farsi una propria idea sull’accaduto. Ma allo stesso tempo parla di come sia così evidente in determinati territori come l’Afghanistan, l’Iraq, il Kuwait, il Kosovo la presenza di questo materiale tossico. Qui le donne quando nasce un bambino, racconta Castagna, non chiedono se è maschio o femmina ma se è deforme o meno. Conclude il suo intervento dicendo che l’Italia dovrebbe spogliarsi dall’appartenenza politica, ideologica e dovrebbe essere obiettiva difronte l’utilizzo cinico e abietto di questa sostanza.

Intervenuto anche l’avvocato Di Maio. Egli racconta di come molti militari, una volta ammalati, si sono trovati soli e hanno visto la loro Patria diventare nemica. Questo perché essere riconosciuti malati a causa dell’uranio impoverito è difficile e spesso per vedere gli effetti di tale sostanza sul nostro organismo occorre tempo e le cure costano tantissimo. Inoltre, “il dramma non finisce mai con la morte ma continua nel volto delle madri e nei figli”.

L’uranio impoverito però non ha fatto ammalare e non fa ammalare solo i militari, ma anche le popolazioni per generazioni e generazioni. Questo perché riesce a penetrare nelle falde acquifere e nei terreni, dunque entra nella catena alimentare.

Durante gli interventi si è posta l’attenzione sull’importanza del giornalismo di inchiesta, che non si accontenta di dare una notizia, o meglio di seguirla, ma va alla radice. Invito per tutti è quello di non accontentarsi, ma di cercare sempre la verità.