La Corte di Cassazione rifiuta di accettare il ricorso sull’estradizione degli ex militanti di estrema sinistra italiani, ex Brigate rosse, rifugiati in Francia dopo gli “anni di piombo”.
Per i 10 brigadisti, 8 uomini fra cui Giorgio Pietrostefani, condannato per l’omicidio Calabresi e 2 donne Marina Petrella e Roberta Cappelli, la Francia aveva già negato a giugno scorso l’estradizione chiesta dallo Stato italiano.
La presidente francese della Chambre de l’Instruction aveva motivato il rifiuto all’estradizione parlando di rispetto della vita privata e familiare e di diritto a un processo equo, garanzie previste dagli articoli 8 e 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
Il presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, aveva però affermato che “quelle persone, coinvolte in reati di sangue, meritano di essere giudicate in Italia”.
Così in seguito a quanto affermato dal presidente francese il procuratore generale della Corte d’appello di Parigi, Rémy Heitz, in rappresentanza del governo, ha presentato un ricorso alla Corte di Cassazione in Francia.
Questo per stabilire se gli ex Br condannati in Italia in contumacia beneficeranno o meno di un nuovo processo. Lo stesso procuratore generale della Corte d’appello di Parigi contestava la decisione del tribunale sulla presunta violazione della vita privata e familiare degli imputati.
I commenti
“Qual è la mia reazione…? sono dei disgraziati, perchè non c’è giustizia così!. E’ tuttavia una decisione che ci aspettavamo dalla Francia” dice Adriano Sabbadin, figlio di Lino, il macellaio ucciso nel 1997 in Veneto ad opera dei Proletari Armati di Cesare Battisti, commentando il rifiuto della Cassazione francese all’estradizione dei 10 ex Br degli anni di piombo. “Ci dicano allora, i giudici, quali sono i colpevoli? Ci sono dei morti sulla coscienza di queste persone“, conclude.
“Ormai sono passati più di 47 anni, la pena in sé mi interessa fino a un certo punto. Trovo anche giusto ciò che ha fatto la Cassazione francese. Bisogna ragionare nei termini di restituire un po’ di verità sulle vicende: la vera partita non è l’estradizione quanto misurare se queste dieci persone daranno un contributo per capire quanto è successo in quegli anni“. Alberto Di Cataldo, figlio di Francesco, il maresciallo ucciso a Milano dalle Br il 20 aprile 1978, commenta la sentenza della Cassazione francese che conferma il rifiuto della Francia all’estradizione dei dieci ex Br.