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Il naufragio del piroscafo Oria, una terribile pagina della seconda guerra mondiale

Storie dimenticate di un periodo vuoi della storia contemporanea: il naufragio del piroscafo Oria.

Durante la seconda guerra mondiale, precisamente nel ‘44, il piroscafo norvegese Oria transitava per il mar Mediterraneo trasportando Ok rigionieri in direzione dei campi di prigionia nazisti.

Il piroscafo originariamente era un mezzo adibito al trasporto di carbone,  in seguito internato dai convogli tedeschi per il trasporto dei prigionieri.

Il naufragio del piroscafo norvegese

All’inizio del ‘44, il piroscafo Oria aveva ricevuto l’incarico di prelevare prigionieri italiani dall’isola di Rodi, su cui erano stati “esiliati” in modo che non potessero fuggire.

I prigionieri erano condannati ad un destino forse peggiore dell’inferno, sappiamo bene come i campi di concentramento avessero l’obiettivo di snaturare fino al midollo uomini, donne e bambini ebrei, fino a che i prigionieri facessero fatica anche a riconoscere i propri cari.
Questi poveri condannati furono comunque mandati a morire, ma per volere del destino in un modo molto diverso.

Anche il “viaggio” che intrapresero fu ugualmente disumano, tipico dei nazisti. Esattamente come i poveri ebrei, che venivano caricati sui treni per il bestiame, anche i prigionieri italiani viaggiarono all’interno della stiva del Piroscafo. Anche qui il numero di persone era spropositato per la capienza effettiva, e le condizioni igieniche del tutto assenti.

A peggiorare le cose, ancora una volta, fu il destino. All’indomani del 12 febbraio 1944, il piroscafo venne colto da una tempesta e si infranse contro l’isilotto di Patroclo.

A causa della tempesta, i soccorsi non poterono fornire aiuto immediato. Giunsero solamente il giorno dopo. Si salvarono solo 37 italiani, 6 tedeschi, 1 greco, 5 uomini dell’equipaggio, incluso il comandante.

Il ritrovamento per piroscafo Oria nel 1999

I corpi dei prigionieri vennero lasciati al mare, e mai più recuperati, almeno fino alla fine del ‘900.

Il sommozzatore greco Aristotelis Zervoudis, intercettò la posizione precisa del relitto dell’Oria.

Nel corso degli anni si organizzarono una serie di spedizioni per recuperare il più possibile.

Alla fine del progetto di recupero, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella gli conferì l’onorificenza più alta che si potesse dare: venne nominato ufficialmente Cavaliere  dell’ordine della stella d’Italia, era il 2017.