Il 23 gennaio del 1799 l’esercito francese guidato dal generale Championnet, sancì di fatto la nascita della Repubblica Napoletana.
La durata fu breve, solo cinque mesi di vita, un periodo durante il quale, sull’onda della Rivoluzione francese, la città, insieme alle province del Regno di Napoli, visse la sua fase repubblicana dopo la fuga di re Ferdinando IV di Borbone a Palermo, sulla nave dell’ammiraglio inglese Nelson che vi attraccò il 27 dicembre 1798.
Un periodo non molto duraturo ma molto significativo, intenso e che vide l’alternarsi di varie dinastie che si susseguirono con lotte di potere e successione.
Il 23 gennaio 1799 con la proclamazione della Repubblica Napoletana, fu nominato un Governo Provvisorio, composto da venticinque membri e presieduto inizialmente da Carlo Lauberg, cui succede Ignazio Cjaia.
La Repubblica adottò come bandiera il tricolore azzurro, oro e rosso, ove l’oro e il rosso rappresentavano i colori di Napoli.
I repubblicani provarono insieme all’esercito francese di vincere la resistenza che purtroppo ancora devastava e aveva il controllo di varie parti della città.
Molti nobili napoletani parteciparono alla Repubblica con borghesi, avvocati, giuristi, medici, ed anche letterati, fra cui Mario Pagano, Pietro Colletta, Vincenzo Cuoco.
Si trattava di persone di cultura, che però non riuscirono a convincere il popolo napoletano e quella forte volontà di cambiamento, non si concretizzò.
Il 9 maggio i Francesi lasciarono Napoli; la città, priva di un esercito adeguato la Repubblica non riuscì a reagire all’avanzata delle forze realiste che, dopo aver attraversato la Puglia, giunsero a Napoli il 13 giugno.
Il 29 giugno venne catturato il Caracciolo e Nelson lo fece impiccare all’albero della sua nave. Il 10 luglio Ferdinando rientrò a Napoli, l’11 gli insorti, asserragliati a Castel Sant’Elmo firmarono la capitolazione.
Le vittime della reazione sanfedista nelle varie regioni del Regno furono alcune migliaia.
Fu così che lo spirito liberale in fermento nei cuori di chi già lo aveva fatto proprio in quanto cardine essenziale della vita quotidiana, venne meno.
Il Governo provvisorio nato il 23 gennaio, nonostante i sei Comitati di cui si componeva, lo spirito liberale di chi fece di tutto per diffondere i principi liberai, non riuscì a sopravvivere, in un clima molto teso e terminò con la rivolta dei cosiddetti “lazzari” e lo scontro con i filofrancesi.
Nell’ambito della Repubblica Napoletana o come è erroneamente chiamata Napolitana, le società “regaliste” filoborboniche, costituite da nobili, funzionari ed ecclesiastici, ebbero un ruolo importantissimo nel reclutare le forze antirepubblicane.
Furono giorni terribili e di forte disordine sociale, le case dei giacobini, considerati nemici dalla plebe, furono saccheggiate; le loro biblioteche date alle fiamme; il teatro San Carlo fu occupato e i castelli della città – Castel Nuovo (noto anche come Maschio Angioino), Castel Sant’Elmo, il forte del Carmine, Castel dell’Ovo – assaltati.
La vita della neonata Repubblica Napoletana, quel 23 gennaio del 1799, fu difficile sin dall’inizio e anche la decadenza che ne sancì ufficialmente la fine, non fu da meno.