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L’eruzione del vesuvio nel dicembre 1631

Una violenta eruzione del Vesuvio il 16 dicembre 1631, provocò morti e distruzione oltre a gravi perdite di capi di bestiame.

Abituati a vederlo dalle finestre, un gigante addormentato che veglia sulla città, si tende a dimenticare il potenziale distruttivo.

Le sue più famose performance sono sicuramente quelle Pliniane che portano alla completa distruzione di Pompei ed Ercolano.

Tuttavia le eruzioni del Vesuvio non sono mai state una passeggiata per gli abitanti campani

Anche l’eruzione del dicembre 1631 non fece eccezione, ripercorriamone le tappe grazie al dettagliato racconto riportato dalla Protezione civile.

Dicembre 1631: il racconto dell’eruzione

All’alba del 16 dicembre 1631 cominciò l’eruzione: una tremenda esplosione provocò una gigantesca nuvola, la colonna eruttiva convettiva, che spinta dall’elevata pressione interna al vulcano raggiunse circa 13 km di altezza.

 I boati dell’eruzione vennero avvertiti anche, come riportano da alcune cronache, nelle Marche, Umbria, Abruzzo, Calabria e Puglia.

Molte ceneri e pesanti blocchi di scorie iniziarono a cadere intorno al vulcano, fino ad alcuni chilometri di distanza, in prevalenza nei settori a nord e a nord-est del Somma.

Verso le 10 del mattino del 17 dicembre 1631 venne avvertito un violento terremoto, in concomitanza con il collasso del cratere centrale che pose fine alla fase di colonna sostenuta o pliniana.

Si passò così ad un alternanza di colonna sostenuta e colonna collassante che, scendendo velocemente lungo le pendici del vulcano, generò colate piroclastiche che distrussero vegetazione e manufatti, provocando molte vittime tra la popolazione.

Come sempre il vulcano non se ne era rimasto zitto per poi sorprendere tutti ma l’evento era stato annunciato all’ignara popolazione che non sapeva coglierne i segnali d’allarme.

Attività pre-eruttiva

Prima dell’eruzione il monte Vesuvio era ricoperto da una fitta vegetazione anche all’interno del cratere.

Il Gran Cono era alto circa 1187m, 55m più del Monte Somma, con un diametro craterico di 480m e una profondità di circa 250m. C’erano fumarole lungo l’orlo e sul fondo del Gran Cono, mentre nell’Atrio del Somma erano presenti piccoli stagni di acque termali e minerali.

A giugno 1631 gli abitanti intorno al vulcano cominciarono ad avvertire leggere scosse sismiche e, da agosto, si iniziò a vedere, sul lato nord del cono, un aumento dell’attività fumarolica.

A dicembre cominciò la fase preeruttivavera e propria, con alcuni terremoti avvertiti nell’area vesuviana e un progressivo sollevamento del fondo craterico, che pochi giorni prima dell’eruzione ne raggiunse l’orlo. La temperatura aumentò e scomparvero i laghetti termali intracalderici.

Il 15 dicembre 1631, alle 19, i terremoti cominciarono ad avvertirsi anche a Napoli.