Il Governo Meloni dopo la vittoria alle elezioni dello scorso 25 settembre è a lavoro da settimane per formare la squadra.
L’idea è che mercoledì, alla vigilia della prima riunione delle due Camere, sia pronta una mappa che includa i ministeri con portafoglio, i presidenti di Camera e Senato, i tre sottosegretari alla presidenza del Consiglio.
La mappa, al momento, sarebbe non troppo lontana dal completamento, sia pure con alcune (vistose) zone grigie.
Ma Giorgia Meloni comincia a essere un po’ irritata per la trattativa.
I rallentamenti sono stati causati anche dal fatto che Mario Draghi tornerà da Bruxelles soltanto il 21 ottobre, dopo il Consiglio europeo che dovrebbe mettere a punto il regolamento energetico.
“Siamo pronti a metterci la faccia.” ha annunciato sui social Giorgia Meloni “Daremo il massimo per risolvere i problemi degli italiani in questa fase molto complessa e delicata”.
Ma intanto proseguono le trattative per il futuro Governo Meloni.
Roberto Calderoli è il nome su cui si punta per il Senato, Ignazio La Russa è quello per FdI.
Mentre Riccardo Molinari per la Camera. E qui si apre un nuovo fronte, perché per la presidenza di Montecitorio si fa anche il nome di Giancarlo Giorgetti, che FdI però vorrebbe nel governo perché lo ritiene una figura valida e di esperienza.
Per il Governo Meloni c’è poi da stabilire il Mef, il ministero dell’Economia. La premier in pectore attende la disponibilità di alcune figure tecniche di primo piano. Ieri, oltre a quello dell’ex direttore di Bankitalia Fabio Panetta, ha cominciato a circolare il nome del presidente della divisione Imi di Banca Intesa Gaetano Miccichè.
Ma se alla fine dovesse prevalere la scelta politica, in FdI nessuno esclude che a Salvini possa essere proposto il nome di Giancarlo Giorgetti, oggi allo Sviluppo economico.
Sarebbe il ministero di primo piano richiesto e sarebbe difficile per Salvini rifiutare.
A dispetto del fatto che la partita veda i ministeri economici come meno appetibili rispetto al passato.
E a dispetto del fatto che nella Lega ci sia già chi parla di «metodo Draghi», con la premier che sceglie fior da fiore i nomi dei ministri nei partiti.
Tra le caselle da definire, la Giustizia per il futuro Governo Meloni. Per cui si parla della leghista Giulia Bongiorno, anche se il primo nome continua a essere quello dell’ex procuratore Carlo Nordio.
Mentre assai meno problematici appaiono gli Esteri, che dovrebbero andare all’azzurro Antonio Tajani.