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Il 2 settembre del 1840 nasceva Giovanni Verga

Il 2 settembre del 1840 nasceva a Catania uno degli autori più celebri della letteratura italiana: Giovanni Verga.

Il novelliere si iscrisse alla facoltà di lettere che ben presto decise di abbandonare per dedicarsi completamente alla scrittura. Attento all’evolversi delle circostanze storico-politiche del tempo, Verga decise di trasferirsi a Firenze, dove ebbe modo di entrare in contatto con i maggiori intellettuali del tempo, di quella che a quel tempo rappresentava la capitale del Regno d’Italia. 

Fondamentale fu l’insegnamento di Antonio Abate, fervente patriota, che gli ispirarono le prime prove narrative: i romanzi Amore e patria, I carbonari della montagna (pubblicato a sue spese nel 1861-1862) e Sulle lagune (pubblicato a puntate sulla rivista filogaribaldina “La nuova Europa”). 

Così come con i vari spostamenti caratterizzarono la vita del poeta nato il 2 settembre a Catania, si può certamente affermare che anche l’identità poetica di Verga, sia piuttosto movimentata e attraversa diverse fasi o stagioni narrative.

I personaggi di cui il celebre poeta italiano scrive,  condensano pienamente il proprio pensiero. Un destino avverso contro cui ogni ribellione risulta inutile; la saggezza consiste nel sapersi piegare e rassegnare, mentre chi si crede arbitro del proprio destino è condannato alla sconfitta.

Questa lotta impari contro il fato avverso costituisce il nucleo drammatico delle sue opere. Dunque, i deboli sono condannati a essere schiacciati dai più forti, come anche dalla storia e dalla natura.

Quelle di cui Giovanni Verga scrive sono storie vere, spesso drammatiche, caratterizzate da un linguaggio che gli studiosi definiscono semplice e antiletterario. Proprio l’attenzione alla lingua utilizzata, permette, grazie alla regressione, di descrivere meglio il cosiddetto – mondo degli umili – il popolo; spesso con l’uso del dialetto, l’autore si “abbassa al loro livello”, rendendo tutto più chiaro, dunque accessibile e sembra raccontato proprio dai personaggi stessi.

Il linguaggio impersonale consentì a Giovanni Verga di avvicinarsi al Verismo, i cui principi si basavano sulla rappresentazione della realtà “nuda e cruda”, drammatica, inesorabile, tentatrice, dura e tanto altro ancora.

Verga si distanzia dal “narratore onnisciente” e trasporta il lettore direttamente all’interno della vicenda narrata, dandogli l’illusione di trovarsi realmente immerso nell’ambiente in cui i personaggi vivono.

Naturalmente il contesto sociale che Verga racconta è quello della Sicilia, descritta con uno sguardo attento ed obbiettivo, minuzioso. I protagonisti sono sempre omili, oppressi, definiti vinti, che lottano, così come detto precedentemente, inutilmente contro un destino al quale non possono opporsi. 

Ogni ideale è una illusione, qualcosa d’irraggiungibile e le opere in questo modo assumono un tono a tratti drammatico. 

Le principali opere testimonianza del Verismo, sono: Nedda, tra le più conosciute, Vita dei campi e I Malavoglia, anch’esso tra i più noti.

Dunque, ricordare l’uomo e l’autore Giovanni Verga, nato il 2 settembre del 1840 a Catania, è importantissimo e doveroso per “tutelare” il panorama letterario italiano e dargli valore, dando adito a diverse riflessioni trasversali ma anche multidisciplinari.