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Mazzamurello, la leggenda del folletto di montagna

Il mazzamurello è una creatura fantastica della tradizione folclorico-fiabesca di gran parte delle regioni centro-meridionali d’Italia.

La figura del mazzamurello è presente nel folclore romano, napoletano e più in generale in quello di tutte le regioni della penisola dalle Marche e dall’Abruzzo fino alla Sicilia.

In particolare, esso appartiene alle tradizioni rurali degli attuali territori delle province di Macerata, Fermo, Teramo e Ascoli Piceno.

Le maggiori leggende relative ai Mazzamurelli sono da riportarsi al bacino del bagaglio mitopoietico della tradizione folklorica dei Monti Sibillini.

Il Mazzamurello è un folletto di montagna. Esso presenta numerosi corrispettivi in altre zone d’Italia.

I Mazzamureddi della Sicilia, i Mazzamarelle di Lanciano, i Mazzamurigli di Alatri, i Mazzariol di Pieve di Cadore, i Mazapegol dell’Emilia, i Mazzarot dei boschi delle Tre Venezie.

A livello europeo, il Mazzamurello può essere inteso come la versione marchigiana del Leprechaun irlandese.

Ma anche del Brownie inglese, del coboldo tedesco, del Tomte scandinavo, o degli Jólasveinar islandesi.

In quanto creatura fantastica, il Mazzamurello appartiene a quello che viene definito “Piccolo Popolo” (Sidhe, secondo la dizione gaelica).

Si tratta dell’insieme delle creature fatate (o creature intermedie) che compongono l’immaginario fiabesco delle tradizioni popolari.

Caratteristica precipua del Mazzamurello marchigiano è il produrre dei rumori all’interno delle abitazioni per manifestare la sua presenza agli abitanti della casa.

Infatti, l’etimologia del nome di questo folletto viene fatta derivare popolarmente proprio dai termini “mazza” (colpo) e “murello” (mura), per indicare la sua abitudine di battere contro le mura di una casa per manifestarsi.

La sua presenza è benevola e ha la funzione di recapitare messaggi agli umani.

Un imminente pericolo per uno degli abitanti della casa visitata dal folletto, una missiva da parte di un defunto o la vicinanza di un tesoro.

In realtà vi è un’altra ipotesi che rimanda il termine all’appellativo “smargiasso” [«ammazza Mori (lat. Mauri)», traduz. dello spagn. matamoros «smargiasso»].

Infatti prerogative del Mazzamurello sono un carattere un po’ monello e un comportamento dispettoso, che sembrano evocare la manifestazione comica dello spirito cosmico, determinato a richiamare la nostra attenzione.

Di taglia piccola e dall’aspetto elfico, ma grottescamente simpatico, non può non richiamare alla mente il più noto Leprechaun irlandese.

Questo folletto famoso per l’ossessiva custodia del suo oro, o di anelli magici, pronto a difendere i propri averi con scaltri trabocchetti.

A questi folletti è legata anche la trasmigrazione delle anime, che segue il credo celtico, il quale comprendeva altresì numerose credenze intorno alla morte.

Le creature, che noi riteniamo fantastiche, erano spesso così deputate ad annunciare una dipartita, ad accogliere i guerrieri morenti sul campo di battaglia o a comunicare con i vivi per connetterli con il mondo dell’aldilà.

Dora Caccavale
Dora Caccavale
Nata a Napoli (classe 1992). Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II. Autrice del libro "Lettere di Mattia Preti a Don Antonio Ruffo Principe della Scaletta" AliRibelli Editore. Organizzatrice di mostre ed eventi artistici e culturali. La formazione rispecchia il suo amore per l'arte in tutte le sue forme. Oltre alla storia dell'arte ha infatti studiato, fin da bambina, danza e teatro. Attualmente scrive per la testata XXI Secolo.