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L’educazione di un tempo… “Mazz e panell fann ‘e figl bell ”

L’educazione è parte fondamentale nella formazione di una persona. Un bambino ben educato sarà un adulto che saprà poi comportarsi. O almeno così dovrebbe essere e così insegna anche la tradizione napoletana, suggerendo un detto: “Mazz’ e panell’ fanne ‘e figli bell”.

Un’espressione o proverbio che dir si voglia, che esprime il rigore e la forza dell’amore che i genitori dovrebbero usare nella formazione dei propri figli.

Il detto completo è “Mazz’ e panell fanne ‘e figli bell. Panell senza mazze fanne ‘e figli pazze”.

Tradotto significa: “Bastonate e panelle fanno i figli belli.  Panelle senza bastonate fanno i figli pazzi”. Ovviamente per belli si intende educati e per pazzi si intende maleducati. Nessun criterio di natura violenta e nessuna matrice psichica. 

In napoletano con il termine – panelle- si indicano i panini dolci, linguisticamente per  metonimia le coccole.

Qualche schiaffetto qualora fosse necessario, affiancato però da cure amorevoli, rende i figli persone educate, ma soprattutto capaci di affrontare la vita con tutte le sue sfumature. Al contrario l’indulgenza e la permessività smisurate riservano insicurezza e difficoltà nel superare le fatiche e gli ostacoli della vita.

Ecco perché il celebre detto: “Mazz’ e panell fann ‘e figl bell. Panell senza mazze fanne ‘e figl pazze”, detta dunque il segreto di una educazione corretta da leggere nel giusto compromesso tra severità e dolcezza.  Un po’ come con il bastone e la carota della tradizione popolare italiana, i figli cresceranno bene con una buona dose di permissività (panell’) e di fermezza (mazz’); al contrario diventeranno dei maleducati (pazz’) se cresciuti senza regole.

Ricordiamo che dal punto di vista prettamente sociale, l’educazione come oggi è intesa, ha il fine ultimo di aiutare il bambino e poi l’uomo a raggiungere lo status di adulto ben integrato.

Il detto completo è “Mazz’ e panell fann ‘e figl bell. Panell senza mazze fanne ‘e figl pazz” ha un precedente ben noto che si trova in Salomone e cita: Qui parcit virgae, odit filium suum.

Un proverbio che oggi è ritenuto superato, ma che si sente ancora pronunciare da qualche mamma, e che fa storcere il naso a pedagogisti ma anche agli educatori. Al di là delle varie attribuzioni “violente” riferite alla mazza (intesa come bastone con cui percuotere) il celebre detto napoletano ha da sempre rappresentato un – modus operandi – qualcosa al quale si faceva riferimento in determinate occasioni. L’educazione dei bambini, soprattutto quelli del passato, i cosiddetti adulti della società odierna, si concentrava su metodi ritenuti arcaici e a volte troppo estremi, ma mai violenti. Lo schiaffo, per quanto opinabile, così come la sculacciata, ha probabilmente evitato situazioni che oggigiorno sarebbero da intendere come problematiche.

Il detto completo è “Mazz’ e panell fann ‘e figl bell. Panell senza mazze fann ‘e figl pazz”, non incita alla violenza, come qualcuno ha spesso detto, ma crea due pesi e due misure ben distinte.

Un modo per educare i propri figli e soprattutto per distinguere il ruolo genitoriale da quello della prole.