Probabilmente, non tutti sono a conoscenza del fatto che, fino all’anno 1967, l’Academy assegnava ben due premi per la categoria migliori costumi.
Nel 1962 fu proprio La Dolce Vita di Federico Fellini, e, più nello specifico l’architetto, scenografo, costumista e regista italiano Piero Gherardi ad aggiudicarsi l’agognato Premio Oscar tra i 5 film b/n in nomination.
Il mito de La dolce vita
Indubbiamente, La dolce vita è stato – ed è tutt’ora – uno dei film più raffinato ed elegante di ogni tempo. Sì, perché la filmografia felliniana ha fortemente impattato sul costume e sul linguaggio dei giorni nostri: Federico Fellini rappresenta ancora il diktat del cinema italiano nell’ideale collettivo di tutto il mondo.
Non a caso il titolo de La Dolce Vita, è diventato un’espressione per descrivere uno stile di vita sfarzoso e lussuoso, spesso delineato da eccessi, esattamente come quelli mostrati nella produzione cinematografica.
Federico Fellini progettava e disegnava abiti attribuendogli vita e personalità propria, in modo da stabilire un legame psicologico col pubblico, che ne rimaneva affascinato e sedotto, in equilibrio instabile tra realismo e incanto.
La moda spagnola che ispirò Fellini
Il film La dolce vita s’ispirò fortemente al nuovo modello di abito a sacco creato dalla casa di moda spagnola di Balenciaga.
L’introduzione di questo modello d’abito, nel 1957, non fu priva di polemiche: esso era profondamente diverso dalla forma a clessidra costrittiva che aveva suggestionato e orientato ogni aspetto della moda fino a quel momento.
Improvvisamente, il mondo intero si ritrovò al cospetto di una libertà espressiva mai sperimentata: una moda che Fellini decise di accogliere, comprendendo precocemente il colossale potenziale di cui questa libertà era emblema e precorritrice.
E, proprio a proposito di influenze del film, indimenticabile e intramontabile è il bustier nero che avvolgeva una seducente e sinuosa Anita Ekberg, in quella che si è rivelata una delle scene cult di tutti i tempi: la Fontana di Trevi.
La silhouette restituita dai vestiti a sacco esercitò una viva impressione sull’animo di Fellini, che intuì di poter creare una nuova identità per i propri personaggi femminili. I nuovi abiti dovevano soprattutto trasmettere un’indole giovanile e non convenzionale, essere allegri e stravaganti.
La vera età di chi li indossava non era, infatti, per niente rilevante, ipersonaggi possedevano uno stile irriverenti e glamour: proprio questo aspetto ha contribuito a consolidare Federico Fellini in qualità di primo influencer della storia nel mondo della moda.