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Legge Basaglia, la chiusura dei manicomi

Il 13 maggio 1978 il Parlamento italiano varava la Legge 180, nota anche come Legge Basaglia (dal suo promotore Franco Basaglia). La legge imponeva la chiusura dei manicomi e istituiva il “trattamento sanitario obbligatorio” (t.s.o.). Questo evento ha cambiato radicalmente la sanità italiana.

Prima della Legge Basaglia

Prima della Legge Basaglia vi erano infatti i manicomi, luoghi dove medici e psichiatri curavano i pazienti con terapie farmacologiche molto pesanti e con il ricorso a metodi invasivi come ad esempio, l’elettroshock. L’intento della legge fu dunque proprio quello di ridurre il contenimento fisico e l’uso di trattamenti troppo severi.

Iniziò così un diverso modo di rapportarsi al paziente. Il medico iniziò a curare essenzialmente il rapporto umano col paziente e a studiare una terapia ad hoc per ogni sua necessità.

L’esperienza di Franco Basaglia

L’impulso per dare vita alla Legge 180 fu l’esperienza che visse proprio Franco Basaglia nel 1962 nell‘ospedale psichiatrico di Gorizia. Astuto psichiatra, nato a Venezia nel 1924, Basaglia iniziò a curare i suoi pazienti in maniera del tutto anti-istituzionale.

Basaglia eliminò tutti i tipi di contenimento fisico, sospese le terapie elettroconvulsivanti come l’elettroshock, aprì i cancelli dei reparti e fece dialogare i pazienti tra loro. Il medico favorì il rapporto umano anche tra paziente e personale sanitario.

Basaglia attuò una vera e propria rivoluzione nell’ambito della psichiatria italiana, restituendo agli ammalati umanità e dignità.

“Morire di classe”

Nel 1969 Basaglia pubblicò “Morire di classe”, una raccolta di foto dove appaiono toccanti immagini scattate nei manicomi italiani. Trasferitosi a Trieste nel 1971, il medico divenne il direttore dell’ospedale psichiatrico cittadino. Qui organizzò corsi di teatro e di pittura.

Creò cooperative di lavoro in modo che i pazienti poterono iniziare a lavorare e a guadagnare uno stipendio. Basaglia arrivò ad uno step successivo quando pensò di chiudere i manicomi, lasciando i pazienti nei loro ambienti familiari.

I pazienti però potevano contare su una rete assistenziale di servizi esterni. Per questo si iniziò a parlare di “antipsichiatria”.

Eva Maria Pepe
Eva Maria Pepe
Laureata in Lettere classiche, ama l'arte, la letteratura, i viaggi. Il suo più grande sogno è diventare scrittrice.