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Il 19 aprile del 1998 morì Octavio Paz

Il 19 aprile del 1998 morì il poeta messicano Octavio Paz; si tratta di uno dei poeti più importanti della  seconda metà del Novecento.

Octavio Paz è considerato il Sommo Poeta dell’America Latina, tra i grandi teorici dell’arte poetica, unico nel suo genere.

Viaggiatore culturale instancabile, attratto dall’Oriente, dal 1962 Paz è ambasciatore del suo Paese, il Messico, in India.

Poeta, saggista e diplomatico messicano, e se una cosa spicca, tra l’altro ovviamente, è il conferimento del Premio Nobel per la letteratura nel 1990. La sua carriera di diplomatico gli diede l’opportunità di vivere in Francia, dove entrò in contatto con il surrealismo.
Proprio in quel contesto, il poeta messicano sviluppa una poetica esperenziale, fortemente influenzata dalle correnti proprie del Surrealismo e dell’Esistenzialismo.

Il 19 aprile del 1998 si spense un grande intellettuale 

Una scrittura semplice ma schiettamente vera, contornata da pochi fronzoli, ma nulla che possa storpiare la realtà, questa è una delle componenti essenziali che caratterizzano la poetica del poeta messicano.

Nelle sue parole si leggeva una forte critica alla società del tempo, smarrita e corrotta.

Octavio Paz morì il 19 aprile 1998 nella sua città natale. Si spense ad 84 anni, da tempo era malato di tumore. Dopo la sua morte scrisse che il Messico aveva perso il suo maggiore pensatore e poeta.

Già mesi prima circoló la notizia della sua morte, alla quale il poeta messicano rispose sempre con ironia: “Quella della mia morte è stata una voce terribilmente stupida. Mi dispiace che chi è alacremente impegnato a farmi morire abbia tanta fretta. Non si dovrebbe morire, ma se è proprio necessario, che almeno si muoia al momento giusto e col sorriso sulle labbra”.

La società messicana e tutto il mondo quel 19 aprile di ventiquattro anni fa, persero un “abile pensatore”, fortemente innamorato della città nella quale viveva.

Un amore incondizionato quello rivolto al Messico, che risuona nel suo ultimo saggio.

Una delle funzioni della letteratura è quella di rappresentare le passioni; la presenza costante del tema amoroso nella nostra storia letteraria dimostra che l’amore è sempre stato una passione centrale in Occidente”. È quanto si legge in un suggestivo quanto emozionante passo del saggio. 

L’opera L’arco e la lira del 1956 è uno dei testi più importanti e rappresentativi del poeta; un saggio che permette di comprendere gli aspetti della poetica dello scrittore messicano.  Nel saggio si intrecciano elementi che ritornano come interrogativi ossessivi: poesia e lingua, ritmo, consacrazione del momento.

La morte di Paz il 19 aprile del 1998 fu annunciata dall’allora presidente messicano Ernesto Zedillo, che dichiarò: “Questa è una perdita insostituibile per il pensiero contemporaneo e cultura, non solo per l’America Latina ma per il mondo intero”.

Un’assenza che sicuramente si fa sentire ma che è compensata dai tanti scritti redatti da Paz, molto conosciuto anche in Italia. Il suo linguaggio, la sua narrativa, la sua poetica, continuano ad essere vivi nel cuore di chi legge e si emoziona.