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Crocifissione di Masaccio al Museo di Capodimonte

La Crocifissione è un dipinto tempera su tavola di Masaccio, facente parte dello smembrato e in parte disperso Polittico di Pisa, del quale costituiva il comparto centrale superiore. L’opera misura 83×63 cm, risale al 1426 ed è oggi conservata al Museo nazionale di Capodimonte a Napoli.

Nell’opera sono presenti quattro figure: a sinistra, Maria, che piange composta il suo dolore avvolta in un pesante mantello fortemente chiaroscurato. A destra, Giovanni, addolorato e sconvolto da quanto accaduto.

Cristo è posto al centro della scena, bloccato nella dolorosa immobilità della morte, con il collo incassato nelle spalle (un effetto ottico dovuto alla vista dal basso da parte dello spettatore). Gli arti sono tesi nello spasimo, mentre le membra tozze ricordano il Cristo crocifisso di Donatello nella Basilica di Santa Croce a Firenze).

L’ultima figura è quella della Maddalena, della quale si vedono solo i lunghi capelli biondi e le braccia protese verso quelle di Cristo, come a formare un triangolo rovesciato. Di lei se ne percepisce il dolore anche se è di spalle. È infatti Giovanni che guarda il suo volto e ci fa intuire la sua sofferenza.

L’opera (l’intero Polittico di Pisa), ha un impianto ancora medievale, divisa in scomparti su più ordini, con le figure stagliate su un fondo oro e modellate da un forte chiaroscuro. Masaccio, però, seppe anche essere molto innovativo, apportando delle novità, come l’illuminazione.

Essa è ottenuta tramite vibranti campiture di colore e lumeggiature. È l’illuminazione, più che il disegno, a definire la forma plastica delle figure, facendole assomigliare a voluminose sculture.

Masaccio, infatti, rivoluzionò completamente la pittura, portandola alle novità che erano state espresse in architettura e scultura daFilippo Brunelleschi (Firenze, 1377-1446) e Donatello (Firenze, 1386-1466).

Con la triade di artisti il nuovo linguaggio del Rinascimento prende il via, si passa dalla rielaborazione dei temi e delle forme dell’antichità classica ad una messa a sistema coerente attuata attraverso la conoscenza storico-critica fino alla scoperta della prospettiva, alla ricerca di uno spazio razionale e allo studio del corpo umano.

Dora Caccavale
Dora Caccavale
Nata a Napoli (classe 1992). Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II. Autrice del libro "Lettere di Mattia Preti a Don Antonio Ruffo Principe della Scaletta" AliRibelli Editore. Organizzatrice di mostre ed eventi artistici e culturali. La formazione rispecchia il suo amore per l'arte in tutte le sue forme. Oltre alla storia dell'arte ha infatti studiato, fin da bambina, danza e teatro. Attualmente scrive per la testata XXI Secolo.