Quando si parla di guerra l’ attenzione di tutti si focalizza sulla perdita di vite umane, giustamente, e sui danni a interi paesi ed infrastrutture. Non dovrebbe però essere trascurato l’ enorme costo ambientale che un conflitto porta con se.
Alla luce di questi primi interminabili 30 giorni di guerra tra Russia e Ucraina analizziamo insieme quanto una guerra costa al pianeta.
Il costo ambientale delle guerre
Un conflitto bellico ha un prezzo molto alto per l’ ambiente già da prima che i paesi coinvolti comincino a far fuoco.
Costruire e sostenere le forze militari,infatti, richiede ingenti quantità di risorse.
Si passa dall’ utilizzo di metalli comuni a terre rare, come ad esempio ittrio e terbio utilizzati per le armi nei veicoli da combattimento, senza contare l’acqua che costituisce uno dei beni più preziosi del pianeta. Veicoli militari, aerei, navi e infrastrutture per addestramenti richiedono poi energia – e il più delle volte parlare di energia equivale a parlare di petrolio.
Secondo il Conflict and Environment Observatory (Ceobs), un’organizzazione che mira a educare il pubblico sulle conseguenze ambientali e umanitarie delle forze armate, uno dei principali motori d’uso militari è il carburante. Ciò include sia l’energia utilizzata nelle basi militari, sia il carburante utilizzato per alimentare le attrezzature militari e le navi da trasporto.
Spesso si pensa che siano solo le armi nucleari e chimiche a essere estremamente pericolose e a creare problemi ambientali. Ciò non è del tutto vero lo stesso,infatti, vale anche per le armi convenzionali, in particolare quando vengono eliminate mediante combustione a cielo aperto o detonazione. Inoltre non bisogna trascurare il problema delle munizioni scaricate in mare.
Conflitti ad alta intensità,inoltre, richiedono e consumano grandi quantità di carburante, portando a massicce emissioni di CO2. I movimenti di veicoli militari su larga scala possono portare a danni diffusi a paesaggi sensibili e alla geodiversità, così come l’uso intensivo di ordigni esplosivi. L’uso di armi esplosive nelle aree urbane crea grandi quantità di detriti e macerie, che possono causare inquinamento dell’aria e del suolo.
Rischi ambientali del conflitto tra Ucraina e Russia
È quindi chiaro il grande costo ambientale di ogni guerra, ma vediamo ora nel dettaglio quali sono i maggiori rischi ambientali della yuerra tra Russia e Ucraina.
La minaccia nucleare e l’inquinamento dell’acqua sono i due grandi problemi ambientali della guerra in atto.
Già a fine febbraio i satelliti avevano notato come le miniere abbandonate nell’Ucraina orientale si stessero riempiendo di acqua ad un ritmo impressionante. La situazione risulta particolarmente preoccupante nella miniera di carbone Yunkom, nonché sito per test nucleari sovietici nel 1979. In questo sito i satelliti hanno rilevato un forte rigonfiamento del terreno. Tale rigonfiamento sarebbe provocato da ingenti infiltrazioni di acqua. L’ Organizzazione intergovernativa per la sicurezza e la cooperazione in Europa già nel 2017 aveva dichiarato che : “Qualsiasi destabilizzazione della miniera causata da un suo allagamento potrebbe rilasciare 500 metri cubi di acqua contaminata e radioattiva nelle falde acquifere”.
Il rischio nucleare
A preoccupare è vulnerabilità dei siti nucleari presenti sul territorio ucraino. Dalla cosiddetta “zona di alienazione” di Chernobyl, ovvero l’area oggi interdetta intorno alla centrale nucleare oggetto del famoso incidente del 1986, alle quattro centrali nucleari tutt’ora in funzione. Queste potrebbero essere colpite dall’artiglieria russa provocando una catastrofe le cui conseguenze potrebbero durare secoli.
Già nei giorni scorsi il livello di attenzione dell’ ONU per questi siti è aumentato a dismisura. Ciò a causa della mancanza di trasmissione dei dati dovuti ad un’ improvvisa interruzione all’alimentazione delle su dette centrali.