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Alberto Squillace: l’ultimo guantaio di Napoli

Di Lucia Palermo

Omega è la più antica guanteria di Napoli, l’ultima che lavora ancora come al tempo dei Borbone. Un destino scritto nel nome? Omega è infatti l’ultima lettera dell’alfabeto, e oggi questa casa-laboratorio rappresenta l’ultima speranza di mantenere vivo un pezzo di storia di Napoli, quello più autentico e verace.

Situata al terzo piano di un edificio antico, Omega è molto più di un laboratorio: è una casa che profuma di pelle e di caffè.
Una casa d’altri tempi, con il pavimento in terracotta e le singer degli anni ’20: “Queste sono le stesse che usava il mio bisnonno, per fortuna in zona c’è ancora chi riesce a ripararle”. A raccontarmi questa storia è Alberto Squillace, ultimo erede di questo mestiere, tramandato di padre in figlio da ben cinque generazioni.

La storicità di questa professione trapela da ogni angolo: c’è un tavolo antico, con i bordi ormai smussati e levigati dalla pelle che viene tirata e stirata con forza ogni giorno. C’è un metro in “pollici francesi”, un’unità di misura ormai abolita, in cui ogni pollice equivale a un dodicesimo del piede di Carlo Magno. Ci sono le macchine per cucire vicino alle finestre, perché solo la luce naturale permette di ottenere un lavoro impeccabile. C’è “la passa” scritta a mano, che è una sorta di carta d’identità destinata a seguire il guanto durante tutto il percorso.

La creazione di un paio di guanti richiede infatti 25 passaggi, svolti a mano da altrettante signore che vivono nei dintorni del laboratorio e che lavorano nelle proprie case, avendo così anticipato di anni l’attuale smart working. Sarebbe stato impensabile riuscire a concentrare tutti i passaggi nel piccolo laboratorio di via Stella 12.

Quindi, calate giù dal panaro, le pelli tagliate escono dal laboratorio, per raggiungere la forchettaia, la foderista, l’apparecchiatrice, le cucitrici; e tornare poi in casa per il controllo qualità.

Alberto è profondamente legato a questa famiglia allargata, e arricchisce la descrizione di ciascun compito con aneddoti e ricordi, riuscendo in quello che a mio avviso è il ventiseiesimo passaggio: la fusione tra lavoro e affetto, tra pelle e cuore.

Dalle sue parole si intuisce quanto questa azienda sia importante innanzitutto per il quartiere stesso. Anni fa, quando la Sanità era etichettata come “malfamata”, questo lavoro è stato un’occasione di riscatto per intere famiglie. La guanteria è diventata un vero e proprio stile di vita, ecco perché Alberto continua ad investire sulla produzione 100% artigianale.

Lui, appena trentenne, riconosce l’importanza di adattarsi ai tempi che cambiano, ma è ben consapevole di offrire un’arte che non ha eguali, e che di fatto viene riconosciuta dai più grandi marchi dell’alta moda internazionale: da Dior a Chanel, da Moschino a Jean Paul Gautier. D’altra parte i grandi hanno bisogno vitale di piccole perle rare come l’Omega.