Antonio Zangaro è scomparso per sei mesi mentre si trovava in Germania. Il 30enne, di origini calabresi, sembrava sparito nel nulla da agosto. È stato ritrovato da solo, su una panchina a San Donà di Piave, in Veneto lo scorso venerdì.
Le sue foto ormai circolavano da mesi, perciò i Carabinieri ne hanno riconosciuto il volto e, poi, avviato i controlli di routine. Lo stato mentale dell’uomo desta, però, preoccupazione.
Il 30enne era scomparso dopo aver passato un tranquillo pomeriggio di agosto con la sua famiglia a Ingolstadt, città tedesca nella quale si è trasferito nel 2016. Il suo ritrovamento ha fatto tirare alla famiglia un sospiro di sollievo ma lo stato psicologico in cui si trova l’uomo è preoccupante e circonda la vicenda di mistero. Antonio Zangaro, da quando è stato ritrovato, non parla ed è in stato di trance, distaccato dalla realtà, non riesce a provare emozioni.
L’avvocato di Zangaro, Antonio Pucci, ha rilasciato alcune dichiarazioni esclusive a Fanpage. Il ragazzo, al momento, si troverebbe in un ospedale in Veneto sotto le cure attente dei medici che non hanno ancora sciolto la prognosi ma sono ottimisti.
Antonio, col tempo, potrebbe completamente recuperare. Il giovane non è sotto l’effetto di droga o alcol ma, secondo alcune indiscrezioni, sarebbe vittima di una profonda crisi esistenziale sfociata nell’allontanamento da tutti e da tutto.
La famiglia sospetta che dietro la sua sparizione ci sia una setta religiosa. Il figlio sarebbe già scomparso una volta, per soli tre giorni a luglio, per recarsi di nascosto in una comunità religiosa a Palermo. Antonio sarebbe poi stato scoperto dalla sorella per via dei messaggi sul suo telefono.
Secondo quanto raccontano i suoi familiari e il suo legale, Antonio Zangaro avrebbe sofferto profondamente a causa della pandemia e delle restrizioni. Mal tollerava le decisioni imposte dai governi e aveva con frequenza espresso la sua frustrazione. Secondo la famiglia, potrebbe essere stato vittima di una setta religiosa mentre era alla ricerca di una vita libera dallo stress e dalla pressione della contemporaneità.