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‘A Nevajola, una professione insolita della tradizione napoletana

Stravagante e bizzarro sembrano essere le peculiarità principali di alcune professioni praticate nell’antichità all’interno dei “vicoli” stretti e fragorosi della città di Napoli. Forse anche insolito, per i riscontri e le conseguenze generate da esse, ma, nonostante la loro aticipicità, erano molto celebri e diffuse nel centro urbano partenopeo. Singolare, anomalo e per di più originale, era l’attività della nevajola, considerevolmente illustre in terra napoletana e particolarmente apprezzata dalla popolazione partenopea.

Tipica figura agli albori della città di Napoli, ‘a nevajola ricopriva un ruolo piuttosto caratteristico e svolgeva una mansione specifica. Come si può intuire anche dalla stessa denominazione, questo personaggio soleva vendere un manufatto all’epoca difficilmente reperibile, la neve ghiacciata. Una professione alquanto camaleontica, affiliata maggiormente al commercio dei prodotti posseduti dall’acquaiolo.

Peculiare anche la funzione di quest’ultimo individuo, il quale era presente nel suo solito luogo, “a banc e ll’acqua“, un piccolo chioschetto nel quale eseguiva il proprio incarico. Soprattutto durante la stagione estiva, l’acquaiolo era solito conservare la neve fresca e ghiacciata in questo baracchino. Insomma, un nesso sottile tra queste due professioni, simboli del centro urbano partenopeo e costantemente connessi da un legame profondamente intenso.

‘A Nevajola e la forte relazione con la neve

La materia prima utilizzata dalla nevajola era naturalmente la neve, la quale veniva raccolta durante le stagioni invernali, quando precipitava senza sosta nei giorni più freddi.

La neve, spesso, poteva essere percepita maggiormente dalle pendici del Vesuvio, il quale assumeva un ruolo molto più simbolico rispetto ad oggi; il prodotto, però, poteva essere colto anche sul monte Faito, luogo abbondantemente innevato. Successivamente, la neve veniva collocata in modo ammassato all’interno delle grotte sotterranee, denominate ‘e Nevere; una volta ghiacciata, era poi venduta in estate.

Il ghiaccio, invece, altro elemento imprescindibile, era immagazzinato nelle apposite ghiacciaie ed introdotto in enormi botticelle foderate di sughero. Quest’ultime erano costituite da un vano, posto nella loro parte inferiore, dove erano piazzate le pesanti masse di ghiaccio.

Dal loro canto, questi blocchi, inoltre, erano molto rilevanti ed avevano due scopi ben precisi. In primis dovevano rendere ghiacciata la neve, la quale in seguito sarebbe stata venduta; oltre a ciò, dovevano anche rendere più fredde l’acqua ed altre bevande tipiche della stagione estiva.

Acquajuò! L’acqua è fresca?“Con la risposta. “Manche ‘a neva”. Un modo di dire molto illustre, un’espressione ormai nota in ogni angolo della città di Napoli ed in particolare a ciascun commerciante. Per quale motivo? Rappresenta una lode ai prodotti venduti dalle nevajole, confermando la tesi che questa professione è stata una delle migliori della tradizione napoletana.