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Bimbo morto a Torre del Greco, il retroscena inquietante nel racconto della madre

Si torna a parlare del caso del bambino morto annegato dalla madre a Torre del Greco, alle porte di Napoli. Il caso ha destato sconcerto e sgomento nell’intera comunità della cittadina del napoletano e non solo.

Man mano che le indagini fanno il loro corso, emergono dettagli sempre più inquietanti, relativi alla dinamica che ha spinto la madre a compiere il terribile gesto.

Nello specifico, durante un interrogatorio, la donna, Adalgisa Gamba, avrebbe fornito una ricostruzione confusa ed imprecisa dei fatti.

La donna arricchisce il suo racconto con nuovi preoccupanti dettagli; parla del bambino, che le sarebbe sfuggito dalle mani e si è poi diretto verso il mare, inciampando e cadendo in acqua.

La 42enne, accusata dell’omicidio del figlio di soli due anni e mezzo, verificatosi domenica sera a Torre del Greco, fornisce un racconto confuso e poco coerente.

Le dichiarazioni di Adalgisa Gamba, la madre del bambino

Queste rievocazioni avvengono durante un interrogatorio in presenza del pubblico ministero, tra la sera del 2 e la mattina del 3 gennaio. La donna ha dichiarato: “Siamo arrivati qua (riferendosi alla località “La Scala”, dove si trovava il corpo del piccolo Francesco) e lui mi ha lasciato la mano ed ha iniziato un po’ a correre a mare”.

Adalgisa Gamba prosegue il suo racconto: “Si è ricordato che forse d’estate correva sulla spiaggia. Poi si è bagnato, giocando, è entrato e non sono riuscita a prenderlo in tempo. Poi ha inciampato perché forse c’era qualcosa a terra, è inciampato e si è steso”.

La donna afferma di essere giunta ad un vicino scoglio, entrando in acqua: ”Mi guardava, respirava. Ha preso dell’acqua ma comunque respirava. Io poi ho chiesto aiuto a qualcuno ma non mi hanno sentito. Mi sono bagnata il giubbino ed era pesante e non riuscivo a nuotare per tornarmene. Io toccavo sempre, perché non sono molto pratica a nuotare”.

Adalgisa Gamba e la convinzione che il figlio fosse autistico

Ma la dichiarazione più importante rilasciata dalla donna, riguarda il suo timore ossessivo che il bambino potesse essere autistico. A questo proposito, la Gamba ha dichiarato: “Ho notato in Francesco un certo ritardo nel linguaggio e più in generale problemi di apprendimento… era solito fare movimenti ripetuti con le mani agitandole dinanzi al volto e in particolare agitando le dita. Poi consultando il motore di ricerca Google ho iniziato a ricondurre questo suo moto di fare a una forma di autismo. Ho temuto che mio figlio vivesse quanto vissuto da mia madre, che soffre di disturbi schizofrenici da quando era giovane”.

Una realtà familiare difficile

Dalle informazioni emerse, si capisce che la realtà familiare di Adalgisa è tutt’altro che rosea. L’ unico reddito percepito era costituito dal sussidio di disoccupazione del marito, al quale si aggiungeva la pensione della madre, che viveva con loro. Al giudice la donna «ha descritto un quadro familiare negativo, e infelice. L’unica nota positiva riguarda la soddisfazione per i successi scolastici della figlia primogenita.

I rapporti tesi con il marito

Parlando del marito, Elio Nazzareno Auciello, lo ha definito come un mero fornitore della dispensa, nonché ai suoi impegni totalmente disinteressato alla vita dei figli, in particolar modo di Francesco, ma anche della primogenita, di cui si occupava lei. Tra i due coniugi vi è un’assenza totale di intimità e complicità; infatti, il marito dorme da diversi anni in un’altra stanza, assieme alla figlia.

L’opinione del gip: “Una personalità proclive alla menzogna”

Per il gip, e come testimoniato da alcuni dialoghi con il marito, la Gamba non aveva il benché minimo affetto per il piccolo Francesco, tanto da disprezzarlo continuamente, esaltando la figlia primogenita. Pare che in più di un’occasione abbia augurato al bambino la morte.

In una circostanza, Adalgisa avrebbe pronunciato queste parole terribili: “O vogliamo farlo schiattare e magari si toglie il vizio”. Secondo diversi elementi presenti nelle 18 pagine dell’ l’ordinanza, il giudice afferma che durante l’udienza di convalida la donna abbia: “manifestato una scaltrezza e lucidità non ordinarie e che abbia avuto la prontezza di spirito da fornire al marito e ai ragazzi che l’hanno soccorsa una ricostruzione fantasiosa e dettagliata, dunque ha una personalità proclive alla menzogna e irrispettosa delle regole”. Per tale ragione, il giudice ha disposto la custodia in carcere per omicidio, e diverse perizie mediche.

Le indagini sulla drammatica vicenda sono state seguite da Nunzio Fragliasso, Procuratore di Torre Annunziata.