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Vincenzo Cantiello si racconta: da Ti lascio una canzone ad All Together Now

Vincenzo Cantiello, giovane cantante napoletano il cui esordio sul piccolo schermo risale al 2014, nel popolare programma Ti lascio una canzone, torna a stupire il pubblico italiano ad All Together Now. La prima puntata è stata un vero successo per Vincenzo Cantiello vincitore, nel 2014, del Junior Eurovision Song Contest.

Per conoscere meglio Vincenzo Cantiello lo abbiamo intervistato: ecco come il cantante si racconta.

Chi è Vincenzo Cantiello: curiosità, carriera e vita privata

– Come hai iniziato nel mondo della musica e da cosa è nata questa passione?

«Ho cominciato a cantare all’età di 4 o 5 anni. Cantavo nel coro della Chiesa con mia madre, mio padre suonava il piano ed io cantavo con mia sorella Debora. Abbiamo cominciato così. Ero un pochino la voce fuori dal coro, poiché mi piaceva esagerare, urlare un po’ di più. All’età di 9 anni, dopo aver cantato da solista in Chiesa, mio padre mi ha letteralmente buttato su un palco. Cantai una canzone di Alessandra Amoroso e mi innamorai del palco. Ero pieno d’ansia e preoccupazione ma mi innamorai del palco».

 – C’è stato un momento, anche agli inizi della tua carriera, in cui hai capito che la musica sarebbe stata la tua strada?

«Io ho sempre detto, fin da bambino, farò il cantante. Dopo Ti lascio una canzone questo desiderio ha cominciato a prendere una forma più concreta. Il direttore d’orchestra, Leonardo De Amicis, mi scelse per prendere parte al Junior Eurovision Song Contest 2014. Questo è stato il momento in cui ho capito. Il fatto che lui mi avesse scelto senza neanche fare un provino. Mi telefonò un pomeriggio di Luglio dicendo: “devi fare questo programma”. Un programma a cui l’Italia, tra l’altro, partecipava per la prima volta. Lo vincemmo. Da quel momento cominciai a pensare che potevo fare questo lavoro».

– Quali sono gli artisti che hanno avuto maggiore influenza sulla tua produzione musicale?

«Da piccolo, cantando in Campania, cantavo spesso canzoni napoletane tradizionali o tarantelle, cose abbastanza lontane dal mio mondo. A 11-12 anni ho cominciato ad aprirmi al mio mondo con la scoperta di Adele. Rolling in the deep è stata la mia prima canzone inglese. Dopo Adele, Whitney Houston e Mariah Carey sono la mia più grande ispirazione. Soprattutto Mariah, che mi ha aiutato con le dinamiche vocali e con i virtuosismi. Amo da morire anche l’R&B, Michael Jackson, il soul, Aretha Franklin. Il mio obiettivo è scrivere musica italiana e di produrla come fanno in America. Pensare ad un R&B italiano, ad esempio».

– Raccontami qualcosa della tua esperienza a Ti lascio una canzone. Com’è stato esibirsi su un palco così seguito a 13 anni? 

«È stata la mia prima esperienza televisiva. Essendo un bambino non avevo bene coscienza della diretta, delle persone che ti seguono da casa, ero sempre sicuro di me. Era tutto come un sogno. Pensavo a divertirmi ed ero molto seguito dai miei genitori. Mi sono reso conto della grandezza di quell’esperienza quando mi sono rivisto due anni fa, con la coscienza di un adolescente. Il maestro De Amicis, mesi dopo la fine del programma, mi confessò di essere particolarmente innamorato della mia voce. Sono stato l’unico, tra i trenta ragazzi selezionati, a cantare per tutte le dodici puntate. L’unico che ha avuto l’onore di cantare con Giorgia. È stata un’esperienza molto impegnativa ma gli autori erano bravi a rendere tutto come un gioco e a non farci sentire lo stress».

– I tuoi genitori sono stati sempre di supporto riguardo l’idea di avviare una carriera in ambito musicale?

«Da morire, tantissimo. Hanno sempre fatto le cose secondo il mio desiderio. Nel corso di Ti lascio una canzone alcune persone hanno insinuato che i miei mi forzassero a cantare. In realtà, non è mai stato così. C’è sempre stato un confronto. Anzi, certe volte mi arrabbiavo con loro quando non volevano che prendessi troppi impegni per non stressarmi troppo. Sono sempre stati molto flessibili. Se riuscissi a vincere ad All together now vorrei ripagarli di tutto il loro impegno».

– Com’è stata l’esperienza al Junior Eurovision Contest 2014? Com’è nato il singolo Tu primo grande amore che ti ha portato alla vittoria?

«Dopo aver rispolverato l’inedito che, inizialmente, era cantato da una voce-guida lirica e dopo alcuni consigli per personalizzarlo, ha cominciato a prendere forma anche secondo la mia vocalità. Quando lo abbiamo registrato ricordo che avevo la febbre, ero davvero molto raffreddato. Rimanemmo in studio otto ore aggiungendo sempre nuove idee, come quella di aggiungere una frase in inglese. Il pezzo è l’apoteosi della ballad italiana. Per descrivere l’Italia non c’è canzone migliore. Questo è il messaggio che volevamo trasmettere e ci siamo riusciti. Abbiamo vinto».

Continua, poi: «Quando siamo arrivati a Malta eravamo molto preoccupati perché l’Italia partecipava al junior per la prima volta. C’era solo un delegato italiano che mi seguiva. Non avevamo coreografia, scenografia. Non avevamo nulla, abbiamo puntato tutto su di me e sulla mia vocalità. Sul palco ero molto divertito, il pubblico era molto caldo. Quando ricevi questo calore dal pubblico ti riscaldi anche tu. Quando ho visto salire il numero dei punti sono diventato bianco. Non mi aspettavo assolutamente di vincere. è stata un’emozione indescrivibile. L’esperienza più bella della mia vita».

– Raccontaci della tua esperienza nella prima puntata di All together now. Quali sono state le tue emozioni?

«Ho sempre seguito All together now. Ho cantato una canzone che mi rispecchia molto, anche perché amo Ermal Meta. È stato molto emozionante. È stata un’esibizione del tutto nuova per me perché la Mediaset è un territorio inesplorato. Sono un Vincenzo nuovo, non più bambino, con una consapevolezza da ventenne. Il pubblico ha apprezzato che siano arrivate le mie emozioni. Il mio intento in questo programma sarà mettere in luce i colori della mia voce e non solo. Ho tanto da raccontare. Canterò e vorrò cantare con questa intenzione».

La redazione del XXI SECOLO ringrazia Vincenzo per l’intervista e gli augura un fortissimo in bocca al lupo.

 

 

 

 

 

 

Anna Borriello
Anna Borriello
Scrivo per confrontarmi col mondo senza ipocrisie e per riflettere sul rapporto irriducibile che ci lega ad esso.