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Tamburello, la rinascita di un antico sport

Vigore, grinta, determinazione e passione: questi sono gli elementi caratteristici di numerosi sport, anche quelli meno illustri e praticati in misura minore dagli individui. Ciascuna attività fisica, infatti, presenta il suo fascino ed attira l’attenzione di diverse persone, seppur un numero esiguo in alcune circostanze. A questa categoria appartiene sicuramente il gioco del tamburello, o denominato anche “pallatamburello“, sport di squadra sferistico, il quale affonda le sue radici in differenti regioni dell’Italia e della Francia.

Praticato agli albori della storia, in particolare ai tempi dei Romani, questa attività fisica è comparsa per la prima volta in terra italiana e poi si è diffusa a macchia d’olio nei più disparati angoli della terra. Il tamburello ricava il suo nome dallo strumento con cui si colpisce la palla da gioco. Un primo campionato di questa pratica, dalle sembianze dissimili in correlazione a quelle odierne, apparve nel 1896. Il regolamento immutabile, però, fu decretato circa trent’anni più tardi, precisamente nel 1920; momento fondamentale della storia di questo sport, poiché a partire da esso i tamburellisti divennero professionisti nelle specialità a 5 e 3 giocatori per squadra.

Tamburello: la storia di uno sport insolito

Questa attività fisica era già praticata nel XVII secolo, ma con delle regole e delle differenze ben precise. Il tamburello, infatti, era usualmente utilizzato, ma non era l’unico attrezzo di cui si servivono i giocatori; il rilancio della palla poteva essere effettuato con una spatola di legno, con un cesto o con una racchetta. Alcune documentazioni testimoniano l’esistenza di questo sport sin dai tempi antichi, attraverso remoti designi e particolari graffiti. Da esso, inoltre, è stato anche nominato uno dei borghi più illustri e più caotici di Torino, il cosiddetto “Balon“.

In principio, fu Gaio Giulio Cesare, imperatore di Roma, a raccontare di questi primi campi da gioco, siti nella Gallia, attualmente nei pressi di Lione, all’interno di una delle sue opere principali, il “De Bello Gallico“. “Abbandoniamo questi posti dove ognuno è impegnato nei propri giochi” scriveva il sovrano dei Romani. Successivamente, in età medievale, lo spazio limitrofo al Duomo di Torino, denominato “campo della Prevostura”, consentì agli individui di dedicarsi a questa passione.

Alcune dinamiche ancora non sono perfettamente chiare, quali la propagazione repentina di questo sport in Italia, seppur svolto precedentemente nella penisola italiana. Nel 1650 Luigi XVI e il cardinale Mazzarino si gustavono le sfide di questa pratica simile al tamburello. In seguito, fu introdotto una variante nel capoluogo piemontese, incrementando la passione degli abitanti della città e di tutti gli italiani. C’è bisogno di aspettare secoli, però, prima di ammirare il primo campionato mondiale di tamburello maschile e femminile, andato in scena nel 2012.

Regolamento dell’attività fisica

Il rettangolo di gioco si estende su una superficie lunga circa 80 metri e larga 20, il campo è solitamente caratterizzato da terra rossa. Alcune linee bianche, realizzate in plastica o gesso, delimitano le differenti zone del campo. Al centro, invece, è presente la linea di battuta, dietro la quale deve necessariamente collocarsi il battitore.

Le squadre sono fornite da cinque giocatori contemporaneamente in campo, quattro in panchina, pronti a subentrare. Battitore, rimettitore o spalla, centrocampista, cavalletto o mezzovolo ed infine terzino o mezzantino: questi i ruoli degli atleti disposti sul terreno di gioco. Per quanto concerne il punteggio, negli ultimi anni si sta tendendo ad utilizzare uno simile a quello adottato nel tennis.