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Il 2 ottobre del 1860 terminò la Battaglia del Volturno

Il 2 ottobre del 1860 si concluse la Battaglia del Volturno; si tratta di una disputa importante, soprattutto per fu la prima volta che l’esercito borbonico impegnò sul campo i Garibaldini.

Fino a quel momento, infatti, i Garibaldini avevano conquistato gran parte del Regno di Napoli, ma senza combattere vere e proprie battaglie campali; ecco perché questo evento storico, ebbe e riveste ancora oggi forte risonanza.

I borbonici di fatto restavano sul Volturno e a Capua, e non pensarono, dopo il successo, di procedere contro i piemontesi.

La reazione dei diversi gruppi di contadini, che avrebbero dovuto dare loro manforte, si sviluppò in diverse aree del Sannio ed in particolare modo ad Isernia.

Quella combattuta il 2 ottobre non fu una semplice battaglia campale, ma si configurò come lo scontro tra due culture inconciliabili e tra due concezioni del mondo. Lo stesso esercito impiegato sul campo, poteva distinguersi, secondo gli storici che ancora oggi analizzano la vicenda, in due cerchi, uno interno ed uno esterno; all’intero erano schierati i Garibaldini e i piemontesi, all’esterno, i napoletani.

Il piano di attacco napoletano piano napoletano prevedeva due grandi direttrici d’attacco: la prima a ovest, con base a Capua, e contro S. Angelo, l’altra contro Maddaloni e in direzione di Caserta, secondo un “disegno concentrico” che si muoveva dall’esterno per attaccare “il nucleo” delle aree interessate. 

Dunque, le dimensioni reali di attacco, ancora oggi lasciano col fiato sospeso per le proporzioni che assunsero.

La disputa del Volturno, terminata il 2 ottobre, è la principale battaglia della campagna meridionale di Garibaldi del 1860, e fu con quella di Solferino-San Martino decisiva per le sorti della penisola italiana.

Il 2 ottobre del 1860 si concluse una delle Battaglie più note del Risorgimento

Ricordiamo che l’esercito napoletano, nella Battaglia del Volturno, manifestò quello che ancora oggi è definito un grave deficit: la mancanza di un capo al quale rivolgersi. 

Quel 2 ottobre la ritirata avvenne alle cinque del pomeriggio. 

Le truppe napoletane rientrano negli alloggiamenti, grazie al Colonnello Grenet, dopo aver perso S. Tammaro, e con circa 260 caduti.

L’esercito napoletano, gravemente carente rispetto a quello garibaldino, non era riuscito a sfondare il fronte e sostanzialmente ciò dipendeva dalla mancanza di capi che potessero dare direttive, ma anche dalla grande capacità tattica di Garibaldi, forte motivatore dei propri combattenti.

Una carica ideologicamente e moralmente presente tra le fila napoletane, ma di fatto assente, che causò gravi disagi e perdite. 

La Battaglia del Volturno aveva decretato la sconfitta definitiva del Regno delle Due Sicilie. Non tanto per le perdite (i caduti furono, per entrambi gli schieramenti, di 300 uomini circa), quanto per il duro colpo morale subito.

Gli effetti su Napoli dell’offensiva del primo ottobre erano stati dirompenti. Centinaia di morti, ed il timore che i soldati svizzeri fossero alle porte, pronti a consumare un’atroce vendetta.

Ricordiamo che il territorio interessato dalle vicende belliche si trova nell’attuale provincia di Caserta, delimitato all’incirca in un triangolo avente i vertici nelle città di Capua, Caiazzo e Maddaloni.

I combattimenti portarono ad enormi perdite, nel corso di quella che si configura come la più importante battaglia del Risorgimento; la conclusione fu una sostanziale vittoria, dei soldati di Garibaldi. 

Il 2 ottobre del 1860 si concludeva la battaglia garibaldina più grande e nota agli storici.