Per il G20 cultura non c’è alcuna dichiarazione simbolica ma un patto in 32 punti all’insegna della tutela ambientale e della formazione. Il ministro della cultura, Dario Franceschini, si dice molto soddisfatto e considera il patto solo un punto di partenza.
G20 cultura: un patto all’insegna della tutela ambientale, della formazione, della lotta al terrorismo e della tolleranza
La Dichiarazione di Roma, approvata all’unanimità dai ministri delle principali 20 economie mondiali, non si occupa soltanto di cultura.
Il patto riconosce il grande valore economico della cultura e s’impegna a tutelarla con le forze nazionali e con la collaborazione dell’Unesco. Non è tutto, però.
Si richiedono azioni decise anche contro l’impatto dei cambiamenti climatici, contro il terrorismo, contro il traffico illegale delle opere d’arte ma anche in favore della solidarietà, della transizione digitale, della tolleranza e della formazione. Interessante la proposta di creare un network mondiale della fondazione Scuola Beni e Attività culturali.
Franceschini ha commentato i due giorni appena trascorsi: “abbiamo mostrato al mondo la bellezza infinita dell’Italia, prima con la straordinaria apertura del tavolo del G20 nell’arena del Colosseo, poi con il concerto del maestro Riccardo Muti al Quirinale, quindi a Palazzo Barberini e stasera alla Galleria Borghese“.
Ricorda, tra l’altro, che proprio in questi giorni l’Italia è tornata ad essere il paese con il maggior numero di siti Unesco. Aggiunge: “è bello che questo primato sia stato festeggiato in concomitanza con la prima riunione ministeriale della cultura del G20“.
In ultimo, il ministro ringrazia il premier Mario Draghi per aver investito nella cultura e per averla messo al centro dell’azione del suo governo attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Conclude con un sorriso: “c’è stato un consenso simbolico dei ministri sulla dichiarazione di Mario Draghi quando ha detto che l’Italia dovrebbe essere tutta sito Unesco“.
Un’occasione per discutere della riapertura dei musei
Il G20 rappresenta un’occasione anche per discutere della situazione critica dei musei. In Italia, grazie al Green Pass, potranno riaprire a breve ma a livello internazionale più del 60% resta chiuso a causa dell’emergenza sanitaria.
Alberto Garlandini, presidente dell’Icom International Council of Museums, si dice piuttosto preoccupato: “dalle nostre ultime indagini internazionali emerge una situazione drammatica: ad oggi oltre il 60% dei musei del mondo è ancora chiuso. Il problema riguarda le professionalità che vi lavorano che rischiano di essere perse in modo irrecuperabile“.