Il 27 luglio è la giornata mondiale dedicata alla commemorazione delle vittime della guerra del Vietnam.
Siamo all’inizio degli anni 50, in piena guerra fredda, in Vietnam si prospetta già da mesi un conflitto civile a causa dell’intromissione da parte degli americani nelle questioni di governo del paese.
L’America di Eisenhower segue la dottrina di “contenimento” di Truman, ossia una politica per “contenere” letteralmente l’infezione comunista che proprio in questi anni tenta di espandersi; a nulla valse il compromesso stabilito alla conferenza di pace di Ginevra (dove si prese la decisione di dividere il Vietnam in due Stati: Nel Vietnam del Nord venne instaurata una repubblica popolare affidata ad Ho Chi Minh, sotto la sfera d’influenza sovietica; nel Vietnam del Sud venne invece posto un esponente della casta militare statunitense, il cattolico Ngô Đình Diệm, che instaurò un governo autoritario filo-americano),il paese, oramai sotto l’influenza comunista, finirà coinvolto in un’altra guerra.
Sarà una pagina di storia davvero terribile, il conflitto più duro nel dopoguerra. Tanti i morti ovviamente, ma ciò che più lascerà il segno saranno gli episodi di inaudita violenza e razzismo perpetrati da parte dei soldati americani nei confronti non solo dei soldati vietnamiti, ma anche nei confronti della popolazione.
Il libro nero
Nick Turse, autore del saggio “Così era il Vietnam. Spara a tutto ciò che si muove”, grazie a documenti segreti che vennero prodotti dal Vietnam War Crimes Working Group ma anche su numerose interviste fatte da Turse ai reduci del Vietnam, fece emergere la dura realtà che si visse a quel tempo.
Purtroppo ci sono esempi specifici che andiamo a riprendere in merito : il figlio del celebre generale Patton era conosciuto dalle truppe americane per un macabro souvenir che era solito tenere sulla scrivania, ossia un teschio di un soldato vietnamita che portava sempre con sé in qualsiasi occasione.
C’erano alcuni soldati che invece tagliavano le teste ai soldati vietnamiti morti per tenerle, venderle o scambiarle con i premi che i comandanti offrivano loro; molto numerosi erano quei soldati che tagliavano le orecchie alle loro vittime utilizzandole come trofei donati ai superiori come regali o come prove per confermare il numero dei nemici abbattuti.
Un’altra pratica usata era quella di lanciare i cadaveri dagli aerei, una pratica che incuteva terrorismo psicologico ai massimi livelli.
C’è da dire però che i soldati americani furono addestrati esattamente per questo: l’addestramento militare americano volgeva tutto sull’ uccidere qualsiasi cosa si muovesse nel Vietnam, non aveva importanza che questi fossero anziani incapaci di difendersi, o bambini spaventati, o donne che volevano solo fare una passeggiata; tutto ciò che si muoveva veniva eliminato, come formiche insignificanti.
I soldati americani trovavano divertente allestire un tabellone con su scritto il punteggio di chi aveva fatto più morti durante la settimana.
Ma l’esempio, forse più indicativo della crudeltà perpetrata, fu quello dell’utilizzo delle famose bombe incendiare con il napalm: nel Sud-est asiatico ne furono sganciate 400.000 tonnellate.
Il 35% delle vittime moriva entro i primi 15/20 minuti, per tutti coloro che non venivano asfissiati o divorati dalle fiamme si poteva prospettare soltanto un destino da morti viventi: il naso, le labbra, i capezzoli e le palpebre venivano bruciati dal calore mentre la pelle veniva carbonizzate.
“Ho visto la pelle e le ossa della mano di un bambino ustionato dal fosforo bianco sfrigolare per 24 ore, insensibile a qualunque cura “- riporterà Turse nella sua testimonianza.
Fu solo grazie alle indagini dei deputati americani Augustus Hawkins e William Anderson che il Congresso degli Stati Uniti fu messo al corrente di queste pratiche. L’America dovette fare i conti con i propri demoni, demoni che essa stessa aveva creato e addestrato.
Tutto ciò che venne fatto era ovviamente il risultato di un inesistente considerazione per la vita umana: il Vietnam veniva considerato dal presidente Johnson come un paese “piccolo e insignificante che contava meno di una pisciata”; per il consigliere della Sicurezza Kissinger il Vietnam del Nord era una piccola potenza di quarto ordine; per gli ufficiali impegnati nelle operazioni di guerra il Vietnam era considerato il “cesso nel cortile dell’Asia”, il “bidone della spazzatura della civiltà” o il “buco del culo del mondo”.
I vietnamiti non erano esseri umani ma soltanto musi gialli, poco più che animali e quindi so poteva fare di loro tutto ciò che si voleva.
Oggi 27 luglio si vuole commemorare prorpio queste vittime: i civili colpevoli di essere nati nel Vietnam, bambini, donne e anziani che non hanno potuto far nulla. Tutto ciò deve essere ricordato affinché non si ripeti più.