Spagna : i docenti si presentano a lezione in gonna, impazza #laRopaNoTieneGenero (“i vestiti non hanno genere”). Sembra essere sempre più difficile dimostrare di essere inclusivi senza fare pagliacciate, roba instagrammabile, metterci l’hashtag…insomma inclusivo indossando i pantaloni non puoi esserlo se sei maschio etero, devi fare per forza qualcosa per dimostrare che lo sei.
E pur di dimostrarlo si è diventati disposti a fare la qualsiasi cosa, perchè la paura delle etichette “omofobia” “discriminazione” e “odio” fanno più paura che perdere la propria identità. Se facciamo un passo indietro notiamo già che lo scopo della pedagogia come insegnano Piaget, Bruner, Vygotski, le sorelle Agazzi, la Montessori stessa, il cui metodo ha caratterizzato il ventesimo secolo, era quello di sviluppare le unicità dell’individuo, il suo essere unico ed irripetibile. Quella unicità oggi cede il passo alla perdita della propria identità verso la ricerca dell’annullamento delle diversità di genere, verso un’inquietante uguaglianza, che si distacca enormemente dai principi che guidano il metodo educativo. L’educazione ai valori cede il passo all’unico valore sponsorizzato come utile quello dell’inclusività, le capacità relazionali vincolate ad un unico modo di relazionarsi agli altri, le differenze individuali annullate per essere tutti la stessa cosa, indistinti, indefiniti,fluidi, e spaventosamente uguali e omologati.
Quello che viene vissuto come un grande passo dell’evoluzione umana è in realtà il momento più drammatico dell’involuzione. L’essere maschio etero è una colpa da espiare per tutta la vita in cui deve fare di tutto per dimostrare che ti senti un pò in colpa per la tua nascita. Quello che voi accogliete felici è per me motivo di enorme terrore, e anche se la gonna, lo smalto, vi sembrano,e sono,cose così ingenue, sono armi potentissime per omologare le menti.
Molti sono i docenti che abbandonano i pantaloni durante le lezioni per fronteggiare gli stereotipi di genere e razza per poi aderire all’iniziativa contro le discriminazioni: “Bisogna fare un lavoro ben preciso; educare alla diversità”. Così affermano.
Era partito in sordina a fine 2020, poi ha preso il “volo”: chiamandosi appunto “movimento #LaRopaNoTieneGenero” e ora sta spopolando sui social dopo l’adesione di un numero sempre più alto di professori. E’ un’iniziativa contro le discriminazioni, i docenti hanno scelto di accantonare l’uso dei pantaloni in classe, durante le loro lezioni, per combattere gli stereotipi di genere e per sostenere Mikel Gómez, lo studente cacciato da scuola per essersi recato in aula con una gonna.
Il movimento è nato dunque proprio in Spagna, a novembre 2020 su Twitter grazie all’iniziativa di un professore di matematica, Jose Piñas, che ha postato la sua foto, in gonna, dopo l’espulsione dell’alunno: “Molti insegnanti hanno guardato dall’altra parte. Io voglio unirmi alla causa di Mikel, che è stato espulso e mandato dallo psicologo”. Il ragazzo aveva denunciato l’accaduto in un video su TikTok, mostrando anche l’indumento “incriminato”: in pochi mesi ha ottenuto più du due milioni di visualizzazioni e la sua storia è diventata virale.
Ora, non solo in Spagna, ma fa il giro d’Europa, l’hashtag #LaRopaNoTieneGenero è di nuovo sui social per l’adesione, il mese scorso, di Manuel Ortega e Borja Velaquez, due insegnanti della scuola elementare Virgen de Sacedon a Valladolid che hanno scelto di mettere la gonna per denunciare un nuovo episodio di discriminazione di genere. Stavolta si tratta di bullismo: uno dei loro studenti aveva ricevuto insulti omofobi per aver indossato una t-shirt con un personaggio degli anime.