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11 maggio 1912: Manifesto tecnico della letteratura futurista

L’11 maggio del 1912 venne pubblicato il Manifesto tecnico della letteratura futurista, un documento importantissimo ancora oggi.

Il Manifesto conteneva un programma tecnico sulle linee guida per quanto riguardava: la sintassi, l’uso delle parole (distruzione della sintassi, verbi all’infinito, abolizione della punteggiatura).

A ciò si affiancava anche un programma ideologico, all’interno del quale era spiegata a chiare lettere la politica di Filippo Tommaso Marinetti, uno dei massimi esponenti del Futurismo.

Ricordiamo che proprio Filippo Tommaso Marinetti fondò il Movimento futurista, agli inizi del Novecento.

Poeta, scrittore, autore, scrisse nel 1908 il Manifesto futurista, in opposizione alle ideologie proprie del Decadentismo, periodo da superare. 

Il Futurismo tra letteratura, cultura, società, progresso, arte ed avanguardia

Il Movimento futurista, del quale l’11 maggio fu diffuso il celebre Manifesto tecnico riguardante la letteratura, proponeva di chiudere i ponti col passato. I manifesti futuristi furono di fondamentale importanza per la diffusione dei “dogmi” del Movimento culturale, sociale, letterario, artistico.

Il Futurismo era innovazione, progresso, così come i punti cardine che caratterizzavano i diversi esponenti che ne facevano parte.  

La pubblicazione del Manifesto tecnico della letteratura futurista, importantissimo dal punto di vista ideologico, ha condizionato nel corso del tempo vari settori, dalla letteratura alle scienze.

Compito della letteratura, era quello di convergere verso un’identità che si opponesse al dinamismo della vita moderna, abolendo alcuni delle caratteristiche principali della sintassi.

Ciò che interessava ai futuristi, era creare “un mix caotico”, per sconvolgere piano predefiniti e qualsiasi espediente standardizzato.

Distruggendo la sintassi si aboliscono quei legami logici, con la conseguenza di porre in primo piano l’intuizione e l’immaginazione.

Ne derivano teorie non del tutto nuove e già messe in luce e praticate dal “Simbolismo”, tra le quali: l’esaltazione dell’analogia e della sinestesia, l’illusione che dal caos nasca l’intelligenza e la netta superiorità dell’uomo sulla natura.

11 maggio del 1912: i principi del Manifesto futurista

In un certo senso possiamo affermare che quella realtà tanto bramata da uno dei principali esponenti del Futurismo, Marinetti, e le indicazioni ideologiche e pratiche contenute nel Manifesto tecnico della letteratura futurista, siano riscontrabili ancora oggi. 

Se pensiamo al linguaggio del web, proprio delle nuove generazioni, infatti, si potrà notare che sui cosiddetti social network manca del tutto l’uso della punteggiatura, la concordanza tra sintassi e costrutto. 

Un ritorno al passato o il passato che incombe sul presente?

Probabilmente Filippo Tommaso Marinetti immaginò tanta risonanza, date le critiche che i manifesti propinati dal Futurismo, scatenavano, ma comprendere quanto fu scritto, ricordarlo, permette di riconoscere cose dette in passato, oggi riflesso del presente.

L’11 maggio del 1912 con il Manifesto tecnico della letteratura futurista, si decise che nella nuova realtà (industriale e più o meno avanzata) le arti, ma soprattutto la letteratura, dovessero adattarsi, imponendosi per affermare le moderne tecnologie.

Se dovessimo riassumere tutto questo in una sola frase dovremo dire che: “La forma e l’eleganza sono morte e che l’istinto è l’unica forza vitale esistente”, com’è riportato in un passo del Manifesto del 1912.