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Clan Sibillo senza scampo: arrestati membri ed eliminati altarini dedicati ai boss

Un’ operazione dei Carabinieri del Comando provinciale di Napoli, attuata proprio questa mattina  28 aprile, non ha lasciato scampo al temuto clan Sibillo.

Alle prime luci dell’alba, su richiesta della DDA (direzione distrettuale antimafia) sono state arrestate ben 21 persone ritenute legate al clan Sibillo, colpevoli di crimini gravi come: associazione di tipo mafioso, estorsione, ricettazione, spaccio di sostanze stupefacenti, sfruttamento della prostituzione, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco. 

A far sì che questa operazione avesse luogo sono state le meticolose indagini, che hanno portato ad un escalation di atti fraudolenti a danno degli esercenti delle attività del centro: pizzerie, esercizi commerciali che sono stati costretti a subire le richieste estorsive di individui violenti.

Rimossi anche gli altarini dedicati al clan Sibillo

Il maxi blitz non si è fermato solo a questo, i carabinieri hanno provveduto a rimuovere simboli posti lungo le strade principali di Napoli, che veneravano il baby boss Emanuele Sibillo, dopo che fu ucciso nell’estate del 2015 in piena guerra con la famiglia rivale Buonerba. 

Nei Decumani sono sempre stati visibili questi simboli di venerazione da parte della gente del luogo, scritte che inneggiavano alla “gloria” del clan e al boss ucciso: ES17.

I carabinieri hanno trovato in Via Santissimi Filippo e Giacomo, dove risiede la famiglia Sibillo appunto, un vero e proprio altare con immagini della Madonna e una statua raffigurante la testa di Emanuele Sibillo.

Alla rimozione di tali oggetti sacrileghi sono seguiti momenti di tensione da parte della famiglia, che si è opposta a tale azione adducendo che i carabinieri si trovassero in una proprietà privata, ma quest’ultimi hanno subito riportato alla normalità gli animi dei presenti.

“La paranza dei bambini” 

I membri del clan Sibillo, insieme ad altri, appartengono ad un gruppo denominato con l’appellativo di ” paranza dei bambini” (dal nome del romanzo di Roberto Saviano, un’opera di finzione ma pesantemente ispirata alla realtà camorristica della Napoli del 2010);si perché i membri sono spesso minorenni o non ancora trentenni, quindi considerati dei veri e propri bambini, ma che in poco tempo riescono a crearsi una fitta rete di seguaci, degni dei più temuti boss.

È il caso dei fratelli Pasquale ed Emanuele Sibillo, coloro che hanno dato vita nel lontano 2013 al famoso Clan Sibillo. I due poco più che ventenni in poco tempo divennero spietati killer e subito dopo passarono all’essere boss letali, operanti nel centro della città.