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Leggende napoletane: Vesevo, Sebeto e l’amore per Leucopetra

Tante leggende sono legate alla città di Napoli, molte nate proprio sul territorio napoletano e tramandate dal popolo, altre che provengono da più lontano; come la leggenda di Sebeto e Vesevo, una leggenda napoletana ma di origine greca.

La leggenda che vi raccontiamo ha origine sulle antiche coste della Marina, all’altezza dell’attuale Castello del Carmine: tanto tempo fa, proprio in questo luogo, si incontravano Sebeto e Vesevo, due giganti, che non facevano altro che litigare. Quando i due litigavano nessuno era al sicuro: le fiamme infernali lanciate da Vesevo si scontravano con i pesanti massi marini lanciati da Sebeto.

I loro accesi litigi un giorno ebbero fine e i due sprofondarono sotto terra per la stanchezza, addormentandosi per un lungo tempo. Durante il periodo di pace sorsero nuove civiltà, sul terreno dove ebbero luogo i violenti scontri sorse Napoli.

C’è un’altra versione però, forse più interessante, dal risvolto amoroso.

L’amore di Vesevo e Sebeto per Leucopetra

Secondo la leggenda, Vesevo e Sebeto erano in competizione per vincere il cuore di Leucopetra, la bellissima figlia napoletana di Nettuno, il dio del mare. Questa volta Sebeto e Vesevo non sono dei giganti, ma rispettivamente figlio della sirena Partenope e figlio del dio Vulcano.

Gli scontri continuavano ad oltranza perché la bella Leucopetra era indecisa tra i due, imbarazzata dall’insistenza del loro amore. Un giorno i due uomini innamorati decisero di scontrarsi in una gara: chi avrebbe afferrato per primo la fanciulla avrebbe vinto il suo cuore. 

La bella Leucopetra, inorridita da tale presunzione, scappò verso il mare, invocando l’intercessione di suo padre Nettuno. Il dio del mare, per sottrarla definitivamente agli scontri dei due, decise di trasformarla nel faraglione più grande e bello di Capri. 

Vesevo impazzì di rabbia, il fuoco ardente che animava la sua passione per Leucopetra si trasformò nel fuoco del Vesuvio. Vesevo però giurò anche vendetta, affermando che un giorno avrebbe distrutto Napoli, in modo da far provare a tutti il suo grande dolore, e per fare in modo che nessun altro possa più godere delle braccia calorose di una donna. 

Sebeto invece venne preso da un tremendo dolore, così si recò alle pendici del Vesuvio e pianse tutte le sue lacrime. Pianse per giorni e giorni, pianse talmente tanto che dalle sue lacrime ne nacque un fiume, che avrebbe potuto curare e proteggere la città e infondere gioia alle future figlie di Napoli, anche se lui non potrà mai.

La morte di Sebeto

Dopo il ‘400 il fiume di Sebeto scomparve, diventò solo una fantasia che si perse nel tempo. Si dice però che Sebeto sia ancora lì, nel luogo in cui aveva pianto per tanto tempo, osservando gli uomini che aveva promesso di proteggere; ma che in cambio lo avevano dimenticato.