Una delle tragedie più intense della storia, uno degli eventi del passato più significativi, quasi emblematici. Chi non conosce la vicenda del Titanic? Soltanto un ipocrita potrebbe affermare il falso: impossibile essere ignari di un tale avvenimento, un avvenimento di una portata storica incredibile. Sono trascorsi circa 109 anni da quando il transatlantico, di origini inglesi, salpò dal porto di Southampton, con un biglietto, però, di sola andata. Il ritorno, mai avvenuto, lo si vorrebbe rimuovere dalla propria mente con la “damnatio memoriae“, il cruccio provato è smisurato per ciò che ha contraddistinto gli eventi futuri.
Dopo circa cinque giorni, il Titanic, infatti, affondò al primo sorgere del mattutino albore, proprio durante il suo viaggio inaugurale. Una collisione, avvenuta nell’oscurità della notte, con un iceberg risultò fatale per l’imbarcazione. Quest’ultima era stata progettata con il fine di poter offrire un collegamento settimanale di linea tra l’Europa e l’America, uno strumento in grado di connettere due continenti molti distanti. Garante, inoltre, del dominio delle rotte oceaniche alla White Star Line, insieme ai suoi gemelli RMS Olympic ed HMHS Britannic.
Trascurando per qualche istante il suo ruolo prefissato, il transatlantico era stato realizzato tra lo stupore degli individui e il passo in avanti compiuto dalla tecnologia. Il Titanic, infatti, simboleggiava la massima espressione della tecnica navale del tempo, il più maestoso e lussuoso transatlantico mai costruito prima d’ora. Plausibile, dunque, era lo sbigottimento, uno degli effetti più immediati.
Il 2 aprile 1912 l’imbarcazione partì da Belfast per raggiungere Southampton due giorni dopo. Il Titanic salpò il 10 aprile 1912 dall’Ormeggio 44 di Southampton alle ore 12:00 in punto. La destinazione era New York, denominata anche “Grande Mela”. La durata della grande avventura era prevista in sette giorni; l’arrivo era programmato per la mattina del 17 aprile, al molo 59 della città americana.
Dopo aver oltrepassato il canale della Manica, la nave giunse a Cherbourg, in terra francese, dove imbarcò alcune persone, per poi ripartire in direzione Queenstown, in Irlanda. Furono numerosi gli emigrati irlandesi a salire sull’imbarcazione. La penultima tappa del viaggio fu Fastnet rock: lì fu scattata l’ultima fotografia del Titanic. A partire da quel momento, percorse circa 1600 miglia nautiche tra i mari del Nord Atlantico per arrivare in un punto nell’oceano, famoso come “l’angolo” sud-est di Terranova. Proprio sulla rotta del transatlantico, però, venne segnalata la presenza di un enorme campo di iceberg. La condotta di tutto l’equipaggio fu piuttosto superficiale, si avvertì una diffusa leggerezza ed eccessiva sicurezza.
Il Titanic era una meraviglia, ma rappresentava anche una speranza, non soltanto legata alla sicurezza di creare un nesso tra due paesi, ma anche il trionfo della tecnologia, un nuovo limite valicato ed una stretta di mano al progresso che continua il suo processo evolutivo. Alla fine, però, questa speranza effimera è stata disintegrata da un iceberg, il quale ha frenato questo procedimento tecnico. L’impatto provocò l’apertura di alcuni squarci, sotto la linea di galleggiamento, allagando i primi cinque compartimenti stagni del transatlantico. Successivamente, la struttura, sprofondata, fu spezzata in due parti. Nel tragico naufragio persero la vita circa 1500 individui, inclusi i membri dell’equipaggio.