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Lager in Campania, la vergogna occultata

La presenza di lager, campi di smistamento o di concentramento o di lavoro in Italia, oltre la Risiera San Sabba, noto per la presenza del forno crematorio attivo fino al 1945, nacque con l’adeguamento voluto dal regime all’alleata Germania hitleriana.

All’ usufrutto di spazi per la deportazione di prigionieri ebraici o dissidenti politici non bastò più il confino, ma dei lager pari a quelli di Treblinka in Germania oppure all’orrido Auschwitz in cui detenere le vittime delle nazioni nemiche.

Anche la Campania dovette seguire tale linea, prima per volere del regime e successivamente per le forze occupanti naziste capitanate dalla SS e poi Anglo-Americane.

Nella provincia di Salerno e Avellino di nel 1939 fu disposto il reclutamento di spazi liberi per l’istituzione di aree di coercizione forzata per italiani di origine ebraica o persone ritenute sovversive, come richiesto dal ministero degli interni del 1936 in vista di un prossimo intervento in guerra.

In seguito tale modalità sarà varata per le esigenze determinate dalla furia bellica, con la deportazione di prigionieri da altre aree d’Europa, come Polonia e Francia.

La scelta delle aree non era casuale, in quanto presiedevano in zone lungi dai centri urbani, in maggioranza presenti nel Nord dello stivale.

Quattro furono le zone optate, ripartite con precise finalità nei comuni di Monteforte Irpino, Ariano Irpino, Solofra e Campagna.

A Monteforte Irpino venne istituito un lager allo scopo di concentramento di soggetti ritenuti pericolosi alla linea politica e morale del regime fascista e nazista come oppositori e comunisti, oltre che secondo alcuni storici di omosessualità e forse testimoni di Geova.

Costoro, non unicamente italiani o tedeschi, erano prevalentemente costretti al lavoro di materiali da adibire a scopo bellico oppure per il vettovagliamento dell’esercito.

Ariano Irpino era adibito alla coercizione di prigionieri provenienti dall’Est europeo o slavo, risaltato per la fisionomia cruda pari a quella dei lager nazisti tedeschi.

I prigionieri erano costretti al lavoro, con scarsissima ripartizioni di cibo sotto il controllo dei militari nazifascisti. Le ambiguità sono state poste in merito al lager di Ariano in quanto venne bruciato dopo l’abbandono delle truppe tedesche dal Sud campano.

Solofra aveva lo scopo di deportare per la coercizione unicamente di donne oltre che di origine ebraica anche mogli, figlie o familiari di sesso femminile di dissidenti, antifascisti o con legami ebraici.

Molto ha pesato la propaganda di regime su questo lager, in quanto si è ritenuto presso i civili che le donne fossero state deportate per reati quali prostituzione e oltraggio alla morale.

Campagna venne adibito prevalentemente per deportati ebrei, in primis polacchi e tedeschi, oltre che ebrei provenienti dalle aree dalmata e slave.

Ultimo lager da ricordare è quello sorto nella provincia a nord di Napoli, nell’area tra Afragola e Casoria.

Remoto rispetto a quelli sopracitati, ebbe origine nel 1943, su richiesta del feldmaresciallo delle SS Walter Scholl, allo scopo di reclutare manodopera e scopi epurativi eseguite con rastrellamenti presso civili.

Con l’arrivo Anglo-Americano gli internato divennero ex sostenitori di regime ed ex soldati o volontari della Repubblica Sociale Italiana, in un crescendo esponenziale con la caduta dell’ultimo stato satellite oltre la linea gotica.

Le terribili testimonianze in merito al lager di “Casone Spena”, come è stato spesso reso noto all’opinione pubblica sono  state spesso diffuse dal superstite ed ex sindaco di Afragola, Armando Izzo, battagliero per far sì che tale horror non divenisse mai vacui presso la posterità.

Domenico Papaccio
Domenico Papaccio
Laureato in lettere moderne presso l'Università degli studi di Napoli Federico II, parlante spagnolo e cultore di storia e arte. "Il giornalismo è il nostro oggi."