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Benevento, atto e potenza sinonimi di sacfricio e coraggio

Sacrificarsi è forse uno degli atti più intrepidi mai realizzati, una delle gesta più valorose mai compiute. Numerosi sono stati gli individui nel corso della storia ad essersi immolati in azioni impossibili ed ineseguibili, diventando figure emblematiche per le stirpi future. Incarnazione del sacfricio è stata la personalità di Ifigenia, figura della mitologia classica, fatta uccidere dal padre Agamennone. Il responso emesso dall’oracolo di Delfi dichiarò che la flotta degli achei non sarebbe salpata, se non fosse stata sacfricata ad Artemide la giovane fanciulla. Quest’ultima, dopo qualche istante di sgomento, accetta nobilmente il suo destino. Secondo il mito, all’ultimo momento sull’altare la dea sostituì Ifigenia con una cerva: l’audacia mostrata salvò la giovane fanciulla. E tu caro Benevento sei pronto ad imitare la valorosa figlia di Agamennone?

L’avvio di stagione delle streghe è stato brillante, i folli ipotizzavano la realizzazione di imprese inverosimili. Ma forse troppe aspettative non sono state all’altezza di ciò che si stava costruendo. Neanche gli stessi artefici erano consapevoli dell’armatura che avevano creato per proteggersi dagli urti più violenti. Efesto sarebbe stato orgoglioso di loro, oltre che sorpreso naturalmente. Il percorso dei giallorossi era stato esageratamente perfetto, forse si trattava di un’opera ineguagliabile. E poi? Cos’è accaduto? Tutto è piombato nell’inezia, dissolvendosi lentamente ed annientando un operato assolutamente eccezionale.

Forse è entrata in gioco la stanchezza, forse gli attributi sono venuti meno, forse i capisaldi del passato sono crollati repentinamente, distruggendo tutto ciò che è stato fatto di buono precedentemente. Il match con lo Spezia era fondamentale, bisognava vincere per tornare a correre verso la salvezza, per raggiungere la biglietteria della Serie A e prenotare un posto in campionato per il prossimo anno. Almeno prima della scontro salvezza al “Picco“, erano queste le intenzioni di entrambe le squadre. I liguri arrivavano da tre giornate senza vittoria, mentre per i sanniti, in condizioni ancor più gravi, l’ultimo successo è giunto circa dieci giornate fa. Per questo motivo i tre punti valevano doppio, eppure l’1-1 finale ha deluso le aspettative di ambedue i tecnici ed ha intralciato i progetti dei due club.

L’approccio alla gara degli uomini di mister Italiano è stato praticamente perfetto, essi sono riusciti ad imporre facilmente il loro stile di gioco. Hanno creato occasioni pericolose sin dal fischio dell’arbitro, accantonando il timore e crescendo di minuto in minuto. Ma il Benevento non si è lasciato intimorire, al contrario, quando conquistava il pallone tentava di affondare il colpo, di andare dritto al sodo penetrando la retroguardia rivale. Poco prima della mezz’ora di gioco, uno dei ragazzi giallorossi più attesi sblocca la partita e permette alle streghe di passare a condurre. Dalla retrovie, un calciatore dello Spezia perde un pallone velenoso e Viola ne approfitta per lanciare il proprio compagno verso la porta avversaria; Adolfo Gaich, centravanti argentino, infila il portiere ligure e sblocca la partita. Il primo timbro in campionato con la casacca del club campano e il primo tango ballato in Serie A, niente male per un giovane talento con le sue caratteristiche.

Gaich è un attaccante dotato di ottima forza fisica, il quale sa essere pericoloso negli spazi aperti, con la sua straripante abilità in progressione. Soprannominato “Tangue” o “Gringo” o “Il dromedario del gol“, che forse si è guadagnato per la sua rapidità non banale quando accelera, inserisce la sesta e sembra un grosso mammifero. Tra i suoi soprannomi, figura, inoltre, anche “El genocida del Gol“.

Non è stata sufficiente, però, la rete di Gaich al Benevento per trionfare. I liguri, infatti, pareggiano la partita al minuto 71, Daniele Verde è l’autore del’1-1. L’ex Roma ribatte in porta, dopo la prima respinta della difesa del Benevento, successivamente l’ottima incursione di Maggiore, su assist di Farias. I ragazzi di Pippo Inzaghi si rifugiano in trincea ed attendono il triplice fischio dell’arbitro, resistendo all’assedio dello Spezia sino alla fine dei giochi.

Un pareggio ed un punto che non servono a nessuna delle due compagini. Il Benevento ha stretto i denti ed ha resistito, ma torna in Campania deluso e insoddisfatto. L’obiettivo salvezza sembra essere alla portata, ma sarà importante sacfricarsi proprio come Ifigenia. Sarà necessario avere fegato per evitare gli ostacoli più ardui, sarà fondamentale demolire ciò che impedirà di proseguire lungo il proprio percorso. Come atto e potenza, utilizzati in filosofia da Aristotele, sacfricio e coraggio diventeranno gli elementi principali per la spiegazione del perenne divenire dei fenomeni giallorossi.