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Nicola Zingaretti:dimissioni irrevocabili come previsto dallo statuto

Nicola Zingaretti ribadisce la non revocabilità delle sue dimissioni. A chi gli chiede di ripensarci chiarisce che ė lo stesso statuto del partito a non prevedere questa possibilità. Ringrazia, tuttavia, tutti coloro che hanno avuto attestati di stima nei suoi confronti.

Il motivo delle dimissioni.

Una decisione non presa alla leggera, sicuramente. Che arriva dopo mesi politicamente difficili. A due anni dalla nomina a segretario del Partito Democratico, Nicola Zingaretti fa un passo in dietro, o meglio di lato. Eh si, perchè l’ormai ex segretario dei dem tiene a precisare che non si allontanerà dalla scena politica, il suo è un passo di lato nella speranza che ognuno si prenda le sue responsabilità e si cominci a lavorare nell’interesse del paese.

All’atto delle dimissioni si dice amareggiato e pervaso da un senso di vergogna per l’andamento generale del partito, che in un momento così delicato del paese si preoccupa delle poltrone piuttosto che delle cose da fare. Poltrone si, quelle che sin dal primo momento della formazione del nuovo governo avevano fatto tremare le già delicate dinamiche del partito democratico. Basti pensare alla polemica sulla scarsa presenza femminile all’interno del nuovo governo o al toto nome dei sottosegretari. Accusato anche di essere troppo sottomesso al partito pentasatellato, Nicola Zingaretti si dimette lasciando basito il suo gruppo politico.

Tanti gli attestati di stima, tra cui anche una telefonata da parte dell’ex premier Giuseppe Conte.

Nicola Zingaretti nelle dichiarazioni post dimissioni, tiene però a chiarire ai suoi avversari politici, ora alleati di governo, di stare  tranquilli perchè la decisione di lasciare la segreteria del partito in alcun modo interferirà con l’ appoggio al governo Draghi.

Attesa ora, per i prossimi 13 e 14 marzo l’ AssembleaNazionale Dem, data in cui di fatto le dimissioni verranno ratificate.

Alle dimissioni di Nicola Zingaretti rispondono le Sardine, che annunciano un presidio al Nazareno per aprire le porte ad un nuovo modo di intendere la politica del partito democratico.