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Maria d’Avalos: la leggenda del suo fantasma a Palazzo San Severo

A Napoli circolano molte leggende e storie di fantasmi che fanno parte delle credenze folkloristiche dei cittadini napoletani, tra le varie storie oggi vi raccontiamo quella di Maria d’Avalos. 

Chi era Maria d’Avalos? 

Maria era figlia di Carlo d’Avalos d’Aquino d’Aragona, figlio di Alfonso III ” Grande di Spagna“; e nacque a Napoli nel 1560. 

All’epoca le figlie femmine venivano date in sposa ad uomini potenti per interessi politici, e anche Maria subì lo stesso destino. A soli quindici anni andò in sposa a Federico Carafa, appartenente anch’egli ad una delle famiglie più antiche e nobili di Napoli.

Il matrimonio tra i due si rivelò un matrimonio d’amore, ma venne spezzato poi dalla prematura morte di Federico.

Rimasta vedova, Maria convolò a nozze con un nobile siciliano, che cadde anch’egli vittima di una morte prematura. Successivamente convolò a nozze con il signore di Venosa, Carlo Gesualdo, e il matrimonio si rivelò un unione d’amore.

L’amore che contraddistingueva l’unione però venne ben presto meno.  Il marito Carlo pian piano trascurò sempre di più la moglie per dedicarsi alla stesura dei suoi madrigali (componimento letterario di origine popolare). Triste e sola, Maria cerca di distrarsi frequentando l’alta società con feste e balli, ed è qui che incontra Fabrizio Carafa.

Fabrizio Carafa apparteneva alla casata dei Duchi di Andria, sposato con Maria Carafa da cui aveva avuto quattro figli. Era soprannominato ” l’Arcangelo” per via della sua bellezza angelica.

Fu subito un colpo di fulmine tra i due, così cominciarono una relazione amorosa in gran segreto, o quasi: la relazione tra i due amanti dona a Maria la perduta gioia amorosa, ma questa viene ben presto scoperta.

Maria era una donna molto bella, desiderata e ammirata da molti, lo stesso zio del marito, Giulio Gesualdo desiderava diventare amante della donna, ma venne respinto. Le voci che circolavano su Maria e Fabrizio arrivarono ben presto all’orecchio di Giulio, l’uomo divorato dalla gelosia, non esitò ad informare il nipote.

Carlo, accertatosi del tradimento, organizzò una trappola: un giorno disse alla moglie che sarebbe andato a caccia e che sarebbe rientrato molto tardi la sera.

L’ingenua Maria, desiderosa di rivedere il suo amante, invitò quest’ultimo a casa, e l’unica precauzione che prese fu quella di mettere una cameriera di guardia. La povera cameriera, stremata dalla fatica del suo lavoro, cadde in un sonno e si risveglierà solo quando sarà troppo tardi.

Mentre la cameriera dormiva, Carlo si precipitò in camera della moglie e la massacrò insieme al suo amante. La follia che ormai si era manifestata in Carlo, gli fece compiere anche un altro crudele omicidio: in un momento di dissennatezza, credette di vedere nei lineamenti del figlio neonato quelli di Fabrizio, e così uccise anche il piccolo nel sonno. Non contento, espose pubblicamente il cadavere martoriato della moglie, e del suo amante, dalla finestra di palazzo San Severo. 

Carlo vivrà in esilio per diciassette anni, prima di morire tra atroci sofferenze.

Il fantasma di Maria d’Avalos

Il luogo in cui si consumò il delitto, palazzo San Severo, è situato in piazza San Domenico Maggiore a Napoli; qui da allora circola una misteriosa leggenda. 

Si dice che da quel giorno in poi, il 17 ottobre, gli abitanti vicini possano sentire ancora la voce di Maria d’Avalos, che chiede aiuto. 

Inoltre, la leggenda è accompagnata da un evento che accadde nel 1889: un giorno crollò un ala del palazzo, e la stanza che emerse era proprio quella dove avvenne l’omicidio di Maria e Fabrizio. Gli abitanti pensano che Maria si aggiri ancora per le stanze del palazzo in cerca del suo amore perduto.