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Le nuove varianti del Covid-19: rischi e conseguenze

Giunti finalmente alla scoperta di un efficace vaccino che possa contrastare la diffusione del letale virus che ha fatto patire immani sofferenze al mondo intero, la situazione si ribalta ulteriormente. Ormai fiduciosi nella fuoriuscita dal buio periodo in cui la pandemia ci aveva fatti precipitare, siamo ora costretti a convivere con la paura delle varianti.

Il Covid-19 è infatti evoluto, dando origine a nuove versioni di sé, a seconda delle zone geografiche in cui è proliferato.

Le varianti del Covid-19: da quella inglese alla napoletana

Troppe le diverse forme che il virus ha assunto, spargendosi negli angoli del pianeta Terra. Ciascuna di esse ha preso il nome dal Paese o dal luogo in cui si è propagata.

Ogni versione è stata poi contrassegnata dagli studiosi con un codice corrispondente a una serie di numeri e lettere. Abbiamo, ad esempio, la variante inglese, etichettata dalla combinazione B.1.1. 7. La versione inglese ha conosciuto un incremento della contagiosità, passando dal 30% al 50%.

Ad aggravare il quadro, si sono aggiunte altre varianti, denominate brasiliana e sudafricana, contraddistinte rispettivamente dalle sequenze N501Y e P1.

Altrettanto, se non più inquietante è il caso rappresentato dagli Stati Uniti d’America: sette differenti versioni del virus circolano nello spazio occupato dalla confederazione americana.

Purtroppo, in seguito a diversi viaggi, le varianti si sono diffuse in tutto il pianeta, raggiungendo diversi Paesi, fra cui anche il nostro.

La versione inglese ha trovato terreno fertile nell’88% del territorio nazionale, accrescendo il numero di contagiati di circa il 18%. La variante sudafricana ha invece colpito maggiormente il nord e il centro nord italiani, specie la provincia di Bolzano, la Lombardia e la Liguria.

La nostra regione invece è stata testimone del dilagare di un’altra versione del corona, battezzata, a tal proposito, variante napoletana.

Questa mutazione del germe è nata in seguito ad un viaggio effettuato da un professionista africano, il quale, una volta atterrato in Italia, a Napoli, è risultato positivo al test.

Gli scienziati hanno allora deciso di prendere come campione il tampone utilizzato da questi, per poter meglio osservare e decifrare l’identità di quest’ulteriore modello.

Al momento, purtroppo, non sono ancora note la trasmissibilità e la pericolosità del virus, unica certezza è la presenza della proteina Spike, all’interno del microbo.

La presenza di questa protide non è affatto un bene, in quanto potrebbe fornire al virus la protezione necessaria a sfuggire alle risposte immunitarie elaborate dal corpo umano o dal vaccino stesso.

Conseguenze

L’unica azione sensata dinanzi all’ultimo colpo basso del famigerato virus è la misura, già adottata in diverse parti del globo, che comporta la chiusura di locali e lock down totali.