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Giosuè Carducci, scompare il 16 Febbraio 1907

Il 16 febbraio 1907 moriva a 72 anni Giosuè Carducci, poeta e scrittore italiano, esponente del Verismo e del Classicismo, legato alle tematiche dell’amore per la patria, per la natura e il bello.

Nel 1906 fu il primo italiano a vincere il Premio Nobel per la Letteratura: “Non solo in riconoscimento dei suoi profondi insegnamenti e ricerche critiche, ma su tutto un tributo all’energia creativa, alla purezza dello stile ed alla forza lirica che caratterizza il suo capolavoro di poetica“.

Carducci lascia alla cultura italiana con una vasta produzione di poesie, raggruppate in diverse raccolte: dagli “Juvenilia” fino ai lavori della maturità . Tra questi ultimi si distingue in particolare la raccolta “Rime nuove“, composta da 105 poesie, tra cui sono contenuti i versi meglio conosciuti dell’autore, presenti “Pianto antico” e “San Martino“. Nella sua produzione sono inoltre presenti alcuni lavori in prosa, tra cui la raccolta dei “Discorsi letterari e storici” e gli scritti autobiografici delle “Confessioni e battaglie“.

La scomparsa di Giosuè Carducci, primo scrittore Nobel italiano, morto il 16 Febbraio a Bologna, segna la storia italiana. Giosuè, titolare della cattedra di Letteratura, a causa di una cirrosi epatica nella sua casa di Bologna, all’età di 72 anni scomparve. Era Nato il 27 luglio 1835 a Valdicastello provincia di Lucca, da un medico e rivoluzionario.

Il 25 ottobre 1838 la famiglia Carducci, per via del concorso vinto dal padre per diventare medico, si trasferì in uni paesello della Toscana che grazie al poeta diventò famoso in tutti il mondo. La permanenza nella Maremma è testimoniata e rievocata con affettuosa nostalgia nel sonetto “Traversando la Maremma toscana” e in molti altri luoghi della sua poesia.

I funerali si tennero il 19 febbraio e Carducci venne seppellito alla Certosa di Bologna dopo varie polemiche relative al luogo di inumazione. Come dicevamo vinse il Premio Nobel nel 1904 e non solo: Giosuè Carducci diventa il vate dell’Italia umbertina e viene nominato, nel 1890, senatore del Regno.

Una tra le poesie più famose che ricordiamo è: “San Martino” , tutti ricordano i primi versi: “La nebbia a gl’irti colli, piovigginando sale, e sotto il maestrale urla e biancheggia il mar”;