Il 15 febbraio 2021 sarà la giornata in cui si celebra la lotta al cancro infantile e adolescenziali. Tuttavia, dai dati studiati, emerge una realtà inquietante: le diagnosi arrivano in gran ritardo, quando i destinatari sono giovanissimi.
Quasi nessun bambino, ma ancor di più quasi nessun adolescente riceve in tempo la giusta diagnosi. La situazione sembra essere peggiorata negli ultimi tempi, dove sotto i riflettori della medicina attuale si trova il virus che ha causato l’epidemia. Un‘epidemia che ha contagiato il mondo intero, divenendo così il male più temuto del secondo decennio del nuovo millennio.
Ciò non basta comunque a giustificare la trascuratezza riservata a bambini e ragazzi in campo tumori.
Il ritardo delle diagnosi
Annualmente, in Italia, i bambini che riescono ad avere la giusta prognosi hanno meno di 14 anni, mentre i ragazzi che la ricevono sono molto spesso nel pieno dell’età adolescenziale (dai 14 ai 18 anni). A far scattare l’allarme è la lunga attesa a cui soprattutto i ragazzini sono sottoposti, prima di poter conoscere la verità sulle loro condizioni di salute.
In media, i minorenni devono attendere 130 giorni per ottenere notizie circa la possibile presenza di un tumore, all’interno del loro organismo.
Il tempo che intercorre prima di venire a conoscenza dell’esito medico, per quanto concerne i ragazzi appena entrati in pubertà, si è dilatato ulteriormente. L’attenzione è oramai incentrata sul problema del Covid-19.
Nel secondo trimestre occorso durante la pandemia, molti adolescenti sono giunti in ospedale con tumori già in stadio avanzato.
Il momento è particolarmente delicato, soprattutto perché i ragazzi di oggi, in ragione delle restrizioni adottate per contrastare la pandemia, non possono godere di determinate cure.
Da marzo 2020, è stato, difatti, esplicitamente proibito ai membri delle associazioni di volontariato di accedere alle zone ospedaliere. Il conforto e la distrazione offerta dai volontari in campo sanitario ai ragazzi sono così venuti meno.
Le iniziative a favore
Sono momenti di grandi privazioni per i giovani-sottolinea Angelo Ricci-presidente della cooperativa Fiagop.
La Fiagop, attraverso i nuovi dispositivi tecnologici, sta lanciando diverse proposte come quella riguardante la coltivazione di un melograno, di scattarsi un selfie accanto e taggare, tramite hashtag, l’associazione per dare supporto.
Decisamente geniale l’iniziativa intitolata “Ti voglio una sacca di bene“, nata per sensibilizzare sulla donazione del midollo e del sangue agli affetti dal brutto male.