Il 10 febbraio con il Trattato di Parigi, l’Italia cedette parte della Venezia Giulia alla Jugoslavia; Briga e Tenda alla Francia.
Un accadimento storico estremamente importante, soprattutto per la successiva conformazione geografica del nostro Paese.
Un evento storico che crea ancora disaccordi
Nello specifico, gli storici hanno sottolineato che con il Trattato di Parigi, stipulato il 10 febbraio, l’Italia consegnò alla Jugoslavia tutti gli oggetti aventi giuridicamente carattere di beni pubblici, oltre ad una porzione di territorio appartenente alla Venezia Giulia.
In realtà quel 10 febbraio l’Italia perse gran parte delle conquiste maturate al termine della Prima guerra mondiale al confine orientale, ottenute con immani sacrifici e la sorte di Trieste rimase ancora in bilico, con l’espediente del Territorio Libero di Trieste, nonostante la fallimentare esperienza delle città-stato sorte alla fine della Grande guerra (Fiume, Danzica e Memel).
Storicamente per l’Italia fu un durissimo colpo, vissuto con amarezza; a tal proposito, alcuni giornali dell’epoca riportarono la notizia, sottolineando, come tale accadimento fu vissuto in malo modo dai cittadini e dagli uomini politici del tempo. “La vita politica e quella cittadina si fermarono per circa dieci minuti, interminabili…”.
L’Italia era vista come “colpevole”, oggettivamente incapace di agire. Ma ciò che più “scottava” quel 10 febbraio del 1947 furono le trattative di natura territoriale.
10 febbraio: Quel Trattato di Parigi non fu “digerito”
Il nostro Paese, fu diviso in due zone: Trieste e il passaggio dell’Istria alla Jugoslavia, la cessione ai francesi di zone delle Alpi marittime, ma anche la rinuncia ai possedimenti territoriali in Albania, Libia.
In questa cornice piuttosto problematica ed amara da accettare, vista come una vera e propria sconfitta, a pagare il prezzo più alto del nuovo assetto territoriale fu ancora una volta la popolazione civile, soprattutto lungo il confine orientale della Venezia Giulia.
Il Trattato firmato quel 10 febbraio del 1947, sanciva inoltre, una nuova veste anche per l’Europa; essa infatti, non era più divisa tra aree a dominio fascista e Paesi antifascisti, ma tra blocco occidentale e blocco orientale.
Fattore che poi portò a quell’esodo, che purtroppo condusse alla drammatica questione delle Foibe e dei terribili eccidi ben noti alla storia.
Con la firma del Trattato di Parigi, furono sostanzialmente poche le voci all’interno del Parlamento italiano che protestarono contro tali decisioni. Il silenzio regnò sovrano, tutto, o quasi, si fermò.
Quel 10 febbraio del 1947, tra i parlamentari che protestarono si levò la voce del celebre filosofo Benedetto Croce, che espresse le proprie perplessità sul voto, chiedendo però di non approvarlo.
La successione storica, evidenzia il ritorno di Trieste, all’Italia, dopo un lunghissimo contenzioso, nel 1954.
Il trattato di cui facciamo menzione, ancora oggi suscita l’ira ideologica e morale, non solo di note personalità politiche, ma anche di tanti cittadini italiani, soprattutto tra i più anziani.