venerdì 22 Novembre, 2024
18.2 C
Napoli

Articoli Recenti

spot_img

In Birmania ancora proteste dopo il colpo di Stato

In Birmania, per le vie delle città, la popolazione, implacabile, prosegue con le manifestazioni di protesta.

Il colpo di stato del capo dell’esercito Hlaing ha provocato un energico movimento di contestazione.

L’arresto della leader politica Aung San Suu Kyi, in favore del nuovo governante, ha suscitato indignazione nei Birmani. La nazione non ha dunque gradito la mossa del militare e cerca ogni forma di sobillazione possibile, per rovesciare un’amministrazione non voluta e non eletta in modo democratico.

Le manifestazioni odierne in Birmania

I cittadini chiedono, quindi, sovranità popolare e il ritorno dell’ex guida. Per arrestare il travolgente moto di disapprovazione  e per contenerne la diffusione, le autorità hanno impedito ai connazionali di accedere ad Internet.

Già due giorni fa, difatti, il login alla piattaforma Facebook era stato sospeso, per assicurarsi della definitiva rimozione del mondo di Internet dai pc dei Birmani, i militarti stessi hanno assediato le sedi delle aziende. Questi ultimi si sono adoperati, in modo da poter verificare che gli operatori svolgessero davvero le procedure disposte.

L’unica via per rientrare nel web è tramite il collegamento VPN, unico strumento di cui dispongono soltanto pochissimi membri della comunità nazionale.

Accadimenti di oggi

La popolazione, giunta all’estremo dell’esasperazione, si è così unita al Movimento di disobbedienza civile, recente associazione con a capo un gruppo di medici.

Yangon è stata invasa dai dimostranti vestiti col rosso della Lega Nazionale, simbolo per eccellenza della democrazia birmana.

Gli attivisti civili di oggi hanno scatenato una reazione ancora più irrequieta dell’altra fetta di popolazione che, negli ultimi tre giorni, ha espresso il suo dissenso, facendo il gesto delle tre dita alla The Hunger Games.

La ribellione non si acquieta neppure in serata, momento in cui i contestatori agitano le pentole nelle loro abitazioni, per dare sfogo, attraverso il baccano, al netto rifiuto che hanno nei confronti dell’attuale leader.

In totale, ci sono stati finora 150 arresti, fra cui spicca quello dell’ex consigliere economico di Angun San Suu Kyi, il professore australiano Sean Turell.

Si teme un aggravamento della situazione politica, fra gli scenari più terribili anche quello comprendente una modifica del sistema elettorale. Sistema che passerebbe da maggioritario a proporzionale.