Lacryma Christi, il paradiso rubato in un calice di vino.
Bianco, rosso corposo o rosè il Lacryma Christi è sempre una garanzia, portato a tavola. Uno dei più famosi vini campani conosciuto a livello internazionale, le cui origini affondano nella storia, ma anche nel mito.
Si narra infatti che il nome derivi molto probabilmente da una leggenda che afferisce alla cacciata di Lucifero.
Quest’ultimo infatti scacciato per le sue malefatte dal Paradiso, per dispetto ne rubò un pezzettino e completato il furto, si inoltrò nella terra infernale, provocando una voragine da cui sorse il ‘ gigante buono’ il Vesuvio.
La leggenda narra inoltre che Gesù, riconobbe subito in quel pezzo di Paradiso rubato proprio il Golfo di Napoli, pianse dalla commozione e da quelle lacrime che caddero sulla terra, nacquero i vigneti miracolosi da cui ancora oggi viene prodotto il vino.
La storia della tradizione enologica del Vesuvio, ha origini antichissime, molto probabilmente anche secoli prima di Cristo. Secondo il filosfo Aristotele, i Tessali, i famosi e antichi fondatori di Ravenna, impiantarono le prime viti proprio sul territorio vesuviano nel V secolo A. C all’incirca.
Ne fa riferimento anche Marziale, il quale scrisse : ” Bacco amò queste colline più delle native colline di Nisa.”
Con l’avvento del monachesimo cristiano, i monaci che abitavano queste zone, si misero all’opera nella coltivazione di quel vino definito ” greco”.
Come appreso dalle fonti : la denominazione di origine controllata interessa oggi i comuni di Boscotrecase, Trecase, San Sebastiano al Vesuvio e parte dei comuni di Ottaviano, San Giuseppe Vesuviano, Terzigno, Boscoreale, Torre Annunziata, Torre del Greco, Ercolano, Portici, Cercola, Pollena Trocchia, Sant’Anastasia e Somma Vesuviana, in pratica tutti i comuni del vesuviano.