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Ricciardi: “Riapertura delle scuole? Una cosa senza senso”

La vicenda legata alla riapertura delle scuole ha creato non poco caos negli ultimi giorni. La decisione di Giuseppe Conte sul ritorno a scuola a partire dall’11 gennaio (per gli istituti superiori), ha generato le critiche di alcuni scienziati-epidemiologi, tra cui il consigliere del ministro della salute, Walter Ricciardi. Nel frattempo alcune regioni, in base all’andamento dei contagi del territorio d’interesse, hanno prorogato il ritorno tra i banchi, qualcuno addirittura a febbraio.

La sfogo di Ricciardi

Walter Ricciardi si è espresso in maniera chiara: “Riaprire le scuole con 20 mila contagi al giorno, è una cosa che non ha senso. Il virus circola per cui bisogna mantenere determinati comportamenti almeno ancora per mesi. In stato di emergenza la cosa fondamentale è mantenere la costanza degli atteggiamenti responsabili. La sfida di oggi? Anticipare il virus. Le pandemie sono fenomeni duraturi, per cui bisogna attrezzarsi in maniera adeguata”.

I dubbi e la proposta di Crisanti

Non meno polemico, per altre ragioni, Andrea Crisanti, professore ordinario di microbiologia all’università di Padova: “La cosa più grave e preoccupante è il fatto di non sapere se l’implementazione degli strumenti per contenere la diffusione del virus abbiano funzionato, di conseguenza risulta difficile stabilire se possiamo permetterci il rientro a scuola o meno”.

Poi l’interessante proposta: “Proporrei l’apertura di un distretto scolastico per ciascuna provincia ed effettuare test rapidi a tappeto. In questo modo, dopo una ventina di giorni, si potranno consultare i dati. Così potremmo sapere se possiamo permetterci la riapertura delle scuole. Avendo dei numeri alla mano sarebbe più semplice assumere decisioni”. Poi conclude: “Se ci sarà la terza ondata? Lo sapremo tra 1 o 2 settimane. Servirà ancora qualche giorno per capire cos’è successo nel corso delle festività natalizie”. 

Insomma situazione di grande incertezza per quel che riguarda il mondo della scuola. Il timore è quello di riaprire per poi richiudere qualche giorno dopo. Se così fosse sarebbe un’altra sconfitta, l’ennesima peraltro, e un grosso danno ai nostri giovani, che da troppi mesi ormai sono costretti a sopportare la didattica a distanza. Un modo di fare lezione e di rapportarsi che ha poco a che vedere con il significato di scuola in senso stretto.