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Rider: il Tribunale condanna l’algoritmo di Deliveroo

Ad oggi, in particolar modo durante il periodo di lockdown, sono sempre più le persone che scelgono il servizio a domicilio per farsi consegnare il cibo. Esistono, molte compagnie online, che con l’ausilio di connessione ad internet offrono una vasta scelta di prodotti da ordinare in qualsiasi momento. Ruolo importante è sicuramente quello del ” rider ”.

Per rider, si intende quella figura lavorativa che si occupa della consegna di cibo a domicilio. Il fattorino, utilizza mezzi di trasporto come biciclette o motorini per raggiungere le varie destinazioni. I riders ricevono l’ordine tramite  smartphone o dispositivo aziendale e si recano alla sede indicata. Una volta recuperati gli ordini passano alla consegna a domicilio.

Tra le aziende più famose che offrono questo servizio ci sono  Just EatGlovo, Uber e Deliveroo.

Il caso Deliveroo

Deliveroo è tra le compagnie più famose ed utilizzate in Italia per la consegna a domicilio. Gli ordini vengono effettuati tramite l’applicazione o tramite il sito e successivamente i riders si occupano della consegna. Ad oggi, l’azienda opera in 500 città in tutto il mondo.

Nonostante l’efficacia del servizio, Deliveroo è da tempo sotto l’occhio del ciclone e bersagliato dai sindacati che difendono i diritti dei lavoratori. Infatti, da poco il Tribunale di Bologna ha dato la prima sentenza su una denuncia fatta da alcuni sindacati secondo cui  l’algoritmo ”Frank” di Deliveroo è discriminatorio per i rider che lavorano per quest’ultimo.

Chi è il rider più adatto a cui proporre una consegna? E’ questa la domanda a cui l’algoritmo Frank risponde, selezionando e indicando ai clienti il fattorino più “adatto” a cui proporre una consegna, grazie a delle valutazioni basate su criteri di efficienza.

Per il giudice del Tribunale di Bologna tale servizio è discriminatorio poiché declina senza alcuna distinzione, sia chi si assenta per futili motivi e chi per malattia o per esercitare il diritto di sciopero. Secondo i sindacalisti, ciò stabilisce che l’azienda è indifferente alle esigenze e ai diritti dei propri lavoratori.

Di conseguenza, è stata emessa una sentenza di primo grado secondo cui l’azienda ha una condotta antisindacale. Ad oggi, l’algoritmo non è più in uso.